
Perché l’8 marzo? Perché la mimosa? Due o tre cose da sapere sulla Festa della Donna
Alice, Matilde, Viola, Jacopo, Giorgino, Pietro… mie carissime lettrici! Vorrei salutarvi tutte per nome, ma non posso farlo, siete troppe!
Perché ridi? Ho sbagliato, dici? Ah sì, hai ragione! Rifaccio.
Alice, Matilde, Viola, Jacopo… mie carissime lettrici! Vorrei salutarvi tutte per nome, ma non posso farlo, siete troppe!
Ridi ancora? Ma guarda che stavolta ci sono tre femmine e un maschio solo! È in minoranza!
Non importa, così dicono i libri di grammatica: se ci sono anche 100 nomi femminili e 1 solo nome maschile, vince il maschile. Quindi devo dire “miei carissimi lettori eccetera, salutarvi tutti eccetera”. Non è giusto, certo che non è giusto, ma tanto tempo fa si è deciso di fare così e, anche se non è giusto, ti consiglio di rispettare questa regola, altrimenti la tua insegnante non sarà contenta.
Ma tranquille, Jacopo e Matilde, oggi non si fa grammatica; tutto questo era per dire che ci sono delle idee vecchie secoli e secoli, che sono entrate dentro i nostri pensieri e diventano abitudini a cui ci adeguiamo e non facciamo nemmeno più caso. Come regalare una bambola a una bambina e una ruspa a un bambino, o dire che le femmine sono più brave in italiano e i maschi in matematica.
Anche qui, leggendo “tranquille, Jacopo e Matilde,” avete ridacchiato, dite la verità. Ma vi siete mai chiesti: come mai a un certo punto si è deciso che fra maschile e femminile vinceva il maschile? E come mai per tornare pari si sta combattendo ancora oggi?
Visto che ho mantenuto la promessa? Questa non è più grammatica, è la vita vera.
Stiamo parlando della parità di genere, che i Paesi del mondo devono impegnarsi a raggiungere entro il 2030 (Agenda 2030, Obiettivo 5), e ne parliamo oggi per essere ben pronti a festeggiare, lunedì 8 marzo, la Giornata internazionale dei diritti della Donna.

Il cerchio con la croce rappresenta la donna, quello con la freccia rappresenta l’uomo. L’uguale in mezzo dice tutto!
VUOI SAPERNE DI PIÙ?
- La solita domanda: perché non c’è la festa dell’uomo?
- Il vero nome della Festa della Donna
- Perché l’8 marzo?
- Perché la mimosa?
Se c’è la festa della donna, perché non c’è quella dell’uomo?
Invece esiste! Si chiama Giornata internazionale dell’uomo ed è il 19 novembre. Solo che praticamente nessuno la conosce e la celebra… Perché?
Torno un attimo indietro: “Quando e perché si è deciso che vince il maschile?” ci chiedevamo. A dire la verità non lo so. Per certo non lo sa nessuno. Da sempre, forse, dalle prime tribù: probabilmente deriva tutto dalla forza fisica. Gli uomini erano più forti quindi uscivano per cacciare, le donne restavano a casa… e intanto si inventavano di piantare i semi nella terra (sai che alcuni studiosi sostengono che l’invenzione dell’agricoltura è dovuta in gran parte alle donne?). E così via, per millenni.
Tranne alcune società matriarcali, cioè in cui comandano le donne, la maggior parte delle culture è stata patriarcale, cioè le donne erano sottomesse al padre prima, al marito poi. E lo stesso accade ancora, purtroppo, in molti Paesi.
Quindi, la risposta alla domanda “Perché nessuno considera la Festa dell’uomo?” è questa: perché in passato i maschi non hanno dovuto fare un percorso a ostacoli per avere gli stessi diritti delle donne, e non devono continuarlo ora. Sono e sono sempre stati in una posizione privilegiata.
NON chiamatela Festa
È vero, tutti la chiamano così per comodità, poi perché è primavera, si vede il giallo della mimosa ovunque, insomma sembra proprio una festa. Ma qui non stiamo parlando di principessine, qui stiamo parlando di ragazze coraggiose e determinate (come voi, lettrici di VentiTrenta, che volete cambiare il mondo).
Quindi non Festa, ma Giornata internazionale dei diritti della Donna; anche perché quando è nata non c’era un bel niente da festeggiare: eravamo agli inizi del Novecento e le donne non potevano nemmeno votare. L’8 marzo serve a ricordare sia i diritti conquistati, sia le ingiustizie e le violenze subite dalle donne, ieri e oggi.

Perché l’8 marzo? NON c’entrano fabbriche e incendi
Quando avevo la tua età mi hanno raccontato una storia che mi ha colpito moltissimo.
A New York nei primi anni del Novecento c’erano molte fabbriche. In una si facevano camicie e le operaie erano quasi tutte donne. Le donne venivano pagate ovunque molto meno degli uomini (anche adesso succede spesso…); per questo da qualche tempo le operaie scioperavano. Anche le nostre camiciaie avevano partecipato alla protesta, così un giorno in cui c’era aria di sciopero il proprietario della fabbrica aveva chiuso le porte da fuori per evitare che le operaie si unissero a qualche corteo. D’improvviso, però, all’interno dell’edificio era scoppiato un incendio e le donne erano rimaste intrappolate. Era l’8 marzo, e la Giornata della Donna voleva ricordare queste lavoratrici e i loro diritti.
Così mi avevano raccontato.
Operaie senza diritti: una storia vera
Bene, non è vero: l’ho scoperto proprio in questi giorni. Non è vero che il giorno dell’incendio era l’8 marzo ma il 25; la fabbrica di camicie non era quella di cui si raccontava; gli operai non erano solo donne, erano 146 in tutto di cui 123 donne, quasi tutte italiane ed ebree, cioè immigrate; l’anno non era il 1908 ma il 1911.
In fondo non cambia molto, non trovate? Questa storia rimane a raccontarci il fatto che le donne venivano sfruttate e a quell’epoca avevano cominciato a lottare per i loro diritti, fra cui anche quello di scioperare.

Una manifestazione di donne per la pace
Ma allora perché il giorno delle donne è l’8 marzo? Era l’8 marzo 1917 quando le donne russe manifestarono energicamente contro lo zar (il loro re) perché uscisse dalla Prima Guerra Mondiale; erano così decise, che i soldati non ebbero il coraggio di affrontarle. Un corteo di donne che vogliono la pace: non male come punto di riferimento! Il giorno dopo il sovrano si dimise e scoppiò in Russia la grande rivoluzione che portò alla fine degli zar.
Proprio per celebrare la forza di queste donne si è scelto l’8 marzo come data della Giornata della Donna.
All’estero nessuno vi regalerà la mimosa
La Giornata della Donna si celebra negli Stati Uniti a partire dal 1909, in alcuni Paesi europei dal 1911 e in Italia dal 1922.
Già a partire dall’Ottocento si combatteva per i diritti delle donne (in Nuova Zelanda il voto femminile esiste dal 1893!); in Inghilterra c’era il movimento delle Suffragette (da suffragio, che significa andare a votare) che, per ottenere il diritto di voto, si gettavano sotto le carrozze o i cavalli lanciati al galoppo durante le corse per attirare l’attenzione sulla loro battaglia, a volte a costo della vita.
Votare significa partecipare alla vita della società, esprimere il proprio parere, contribuire a decidere. Perché alle donne non era consentito farlo? Forse non erano capaci di capire e di scegliere il meglio per loro? Io dico di NO.

Perché la mimosa e non… la violetta?
In Italia le donne hanno votato per la prima volta nel 1946, appena dopo la fine della Seconda guerra mondiale, per decidere la forma di governo del nuovo stato: monarchia o repubblica. Lo stesso anno le donne dell’Unione Donne Italiane avevano scelto come fiore rappresentativo dell’8 marzo la mimosa, che rimane una tradizione esclusivamente italiana. Erano in gara anche la violetta francese, il garofano e l’anemone. Si scelse la mimosa perché
- fiorisce i primi di marzo
- cresceva ovunque, senza essere coltivata
- costava pochissimo, a differenza della violetta per esempio
- resiste anche sui terreni più aspri, come le donne
- è allegra e solare (aggiungo io), come ogni donna amata e rispettata.
Scarica qui la SCHEDA DIDATTICA INTERATTIVA
per lavorare su questo articolo e sulla parità di genere.

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