Tra i sorrisi e le risate dei bambini di Rocinha

Tra i sorrisi e le risate dei bambini di Rocinha

17 Febbraio 2021 2 Di Anna

È pronto il tuo zaino? Allora gambe in spalla, vieni con noi! Il posto dove andiamo oggi è davvero particolare, l’avrai già intuito vedendo tutte queste casette che si arrampicano una sull’altra. Si chiama Rocinha ed è una grande favela di Rio de Janeiro, una delle più grandi di tutto il Sudamerica.
Le favelas sono baraccopoli (Agenda 2030, Obiettivo 11), ma Rocinha non è come te l’aspetti: è nata quasi 100 anni fa da una manciata di case in legno e lamiera e si è trasformata in una città nella città, un posto dove vivono tante persone che possiedono poche cose, ma sono piene di vita, energia e allegria, e affrontano la lotta di ogni giorno con orgoglio e dignità.

foto ©Il Sorriso dei miei Bimbi

Proprio qui, tra queste case abbarbicate, c’è un’associazione che si chiama Il Sorriso dei miei Bimbi. Aiuta gli abitanti di Rocinha in molti modi, ma la sua attività principale è occuparsi dei bambini e delle bambine, che poi diventano ragazzi e ragazze, e uomini e donne… Il suo motto è “l’educazione cambia la vita”, perché aiutarli a studiare è davvero una rivoluzione per loro: li toglie dalla strada, li fa stare insieme in uno spazio accogliente, li stimola a essere creativi e a costruirsi un futuro migliore (come ci dice anche l’Obiettivo 4 dell’Agenda).
Grazie all’aiuto di Alice e altri giovani lettori di VentiTrenta, abbiamo chiesto a Barbara di raccontarci cosa fanno a Rocinha. È lei che ha fondato Il Sorriso dei miei Bimbi e da quasi vent’anni lavora con passione insieme al marito Julio, a volontari e a tante persone del posto: insegnanti e educatori.

Ciao Barbara, grazie per aver accolto con entusiasmo la nostra proposta di intervista. Ci racconti perché hai scelto di fare questo lavoro?

“Vivevo a Milano e sognavo il mare, volevo sole e calore. Voi sapete cosa volete fare da grandi? Io ho sempre sognato di lavorare nel turismo, e viaggiare e stare vicino al mare. Così a un certo punto ho pensato che dovevo correre dietro al mio sogno e sono venuta in Brasile, dove avevo una cara amica che mi ha molto aiutato. Mentre studiavo per diventare una guida turistica, incontravo in giro tanti bambini – io non ho figli miei – e poco alla volta ho iniziato a passare sempre più tempo con loro, a giocare e ascoltare le loro storie. È così che ho deciso di dedicarmi ai bambini di Rocinha. Per me non è un lavoro: è un grande amore per loro.”

Quanti aiutanti hai e cosa fate con i bambini?

“Siamo in tanti a lavorare nella nostra associazione, circa 22 persone. Abbiamo tre scuole e progetti dove bambini e ragazzi possono studiare e sono aiutati a farlo. È importante che questi bambini imparino a leggere e a scrivere e che possano studiare, perché sono poveri e sarebbero esclusi dalla società. Per vincere i pregiudizi, che ci emarginano, e anche la paura del futuro, usiamo quello che studiamo, perché il sapere vince la paura. Nel programma di tutte le attività c’è spazio per il gioco, il teatro, per stimolare la creatività. Facciamo lezioni di musica, danza e capoeira, che è una danza con acrobazie di origine africana.”

La Escolihna (“scuolina”) è una scuola per bambini dai 2 ai 6 anni: ne accoglie circa 90! Come tutte le scuole è intitolata a un personaggio: nel suo caso è Saci, il pupazzo che vedi in primo piano, un birbantello del folclore brasiliano. (foto ©Il Sorriso dei miei Bimbi)
Casa jovem (la “casa dei ragazzi”) è dove i bambini più grandi e gli adolescenti vengono seguiti nei compiti e nello studio. C’è anche un club dei giovani pensatori! (foto ©Il Sorriso dei miei Bimbi)
Il Garagem das Letras è il primo “caffè letterario” di Rocinha. Una volta era un garage, oggi ospita una biblioteca, una ludoteca, un bar e tante attività: corsi, laboratori, cineforum, mostre e concerti per tutti, piccoli e grandi. (foto ©Il Sorriso dei miei Bimbi)

Come avete raccolto i libri per la biblioteca? E il materiale scolastico?

“Abbiamo tanti libri per tutti i nostri progetti, e chiaramente tantissimi nella biblioteca. Non possiamo comprare libri nuovi perché costano troppo; a volte li compriamo di seconda mano, cioè usati, ma ne riceviamo veramente tanti da persone che ci fanno delle donazioni. Ogni tanto facciamo della pubblicità per chiedere libri in dono, e ne arrivano tanti. Noi poi li regaliamo ai nostri ragazzi. Spesso riceviamo in dono dei soldi per comprare altro materiale di cui abbiamo bisogno, come matite colorate, pennelli e tempere, forbici, temperini e gomme, quaderni… Ci sono genitori che lavorano e che possono dare una mano, e così anche loro comprano il materiale per la scuola.”

Aiuti anche a costruire le case?

“Che bella domanda!!! Avete proprio ragione a preoccuparvi se queste famiglie hanno una casa. Rocinha è come una città, e grande, ha 200.000 abitanti e tante, tante case e palazzi. Si trovano appartamenti in vendita e in affitto, e le famiglie cercano di sistemarsi come possono, facendo grandi sforzi per pagare l’affitto. Molte famiglie sono numerose e vivono in una sola stanza, ma poco alla volta miglioreranno le loro condizioni di vita, lavorando.
Tanti anni fa abbiamo aiutato 15 famiglie ad avere una casa loro, ma allora tutto era più economico. Adesso non è più possibile, tutto è diventato caro. Per questo cerchiamo di aiutare anche i genitori a imparare sempre nuove cose, perché possano lavorare bene e pagare l’affitto, e proteggere così tutta la famiglia.”

Ecco tutta la Rocinha vista dall’alto: si allunga sulla collina alle spalle dei grattacieli di un quartiere ricco. 200.000 abitanti è più della popolazione di tante città italiane, come Parma o Taranto.

Tu hai comprato una casa in città o vivi a Rocinha?

“Io vivo con mio marito Julio (Julione per gli amici), che è brasiliano e parla benissimo italiano, in un appartamento che abbiamo comprato dentro la favela, perché vogliamo rimanere vicino alle famiglie che tanto amiamo. Questa è la vita che abbiamo scelto. In favela ci sono anche case belle perché qui ci vive tanta gente, sia poveri sia un po’ più ricchi, che hanno migliorato la loro situazione lavorando molto.”

C’è l’elettricità nella favela? E l’acqua corrente?

“A Rio de Janeiro ci sono più di 1000 favelas, che chiamiamo ‘comunità’ e sono molto diverse tra loro. Ce ne sono di tutti i tipi: piccole, grandi, enormi, su una collina o su palafitte in laguna, con le case fatte in legno o in mattoni. Vicine o lontane. Alcune molto, molto povere, dove avere luce, acqua e rete di fognatura è davvero difficile. Lo Stato non aiuta, non costruisce quello di cui la gente ha bisogno, e così ci si arrangia come si può, con molta creatività e voglia di lottare per vivere meglio. A Rocinha abbiamo elettricità e acqua, ma il sistema delle fogne è insufficiente, e così spesso le strade sono molto sporche.”

È stato difficile adattarsi a vivere nella favela?

“Per me non è stato tanto difficile abituarmi a vivere in favela, perché ho viaggiato tanto ed ero molto avventurosa, abituata a situazioni scomode. Amo la confusione, amo vedere tanta gente intorno a noi, amo queste giornate sempre diverse in cui succedono tante cose, perché qua la gente non si ferma mai, è come se fosse sempre estate, con tutti in strada a chiacchierare, a giocare. Anche adesso, nonostante il Covid.
Mi rendo conto che le case italiane sono più belle, fatte bene, comode e accoglienti. Ci sembra normale, invece è una grande fortuna, sapete? Imparate ad amare quello che avete e siate riconoscenti, perché se ce l’avete vuol dire che qualcuno ha lavorato tanto prima e si è sforzato per voi. Studiare è il compito che avete adesso, per poter essere persone di valore nel futuro e poter sostenere chi ha di meno perché ha avuto meno opportunità. Nel mondo siamo un’unica grande famiglia!”

Che cosa ti manca di più dell’Italia?

“Amo l’Italia, le sue bellezze naturali, l’arte, i siti archeologici, i buoni cibi, ma quello che mi manca tanto è stare vicino alla mia mamma. Il Brasile è molto lontano e possiamo viaggiare solo una volta all’anno, così le telefono spesso, ma non è la stessa cosa che starle vicino tutti i giorni.”

C’è una storia di un bambino o di una bambina di Rocinha che ti piacerebbe raccontarci?

“Sì che c’è! È la storia di un monello di strada, una faccina nera con brillanti occhioni e un sorriso simpatico. Sempre allegro, un amore di bimbo. Il suo soprannome è Geleia, che vuol dire ‘gelatina’.
Lo vedevo spesso nella parte bassa di Rocinha, dove le strade sono più larghe e c’è tanta gente in giro. Era sempre con un gruppo di circa sei ragazzini; scorrazzavano in strada tutto il giorno, godendosi la libertà e l’energia dell’infanzia. Le famiglie erano troppo occupate a lavorare, e così i figli rimanevano da soli tutto il giorno e lo passavano giocando. Non avevano compiti da fare. Julio e io li incontravamo spesso, e ogni volta compravamo biscotti, ciabattine, acqua da bere. Noi due andavamo a mangiare sempre nello stesso posto, lungo la strada principale, e quando eravamo lì… ecco che arrivavano, e allora li invitavamo a mangiare con noi, dividendo i nostri piatti.
Sono stati anni bellissimi, con loro che crescevano diventando ometti. Giornate di conquiste insieme e di tante risate. Oggi sono adulti, non giocano più e hanno responsabilità. Il nostro bimbo è diventato un giovane uomo, forte, ancora molto simpatico e con molto stile creativo: lui è DJ GELEIA e studia l’inglese con noi, in uno dei nostri progetti. Sono passati anni, ma siamo sempre insieme.
Giorni fa lo incontro in strada, mi chiede il numero del cellulare e dice: ‘Adesso come lo salvo, il tuo nome, per riconoscerlo sempre? Ah sì, ho trovato: scrivo MAMMA 2… sicuro, mi hai comprato così tante ciabatte e biscotti, ti ricordi?!’. 
E così ti rendi conto che l’amore dato non è mai invano e che mette un seme positivo nel cuore delle persone. E questo seme sboccerà in qualcosa di bello!”

Barbara Olivi e Julio De Rezende.

Un mondo di bene per tutti voi, miei piccoli grandi amici.

Barbara e Julione dal Brasile