Perché Joe Biden metterà la faccia di Harriet Tubman sulla banconota da 20 dollari?

Perché Joe Biden metterà la faccia di Harriet Tubman sulla banconota da 20 dollari?

15 Febbraio 2021 0 Di Pier

Che Joe Biden fosse un tipo in gamba l’avevamo già capito quando, dopo aver vinto le elezioni, ha dichiarato di voler essere un presidente verde (vedi l’articolo sotto) che lotta per salvare l’ambiente. In questi giorni, però, ha dimostrato di essere anche molto attento alla questione dei diritti. Eh, sì, perché con i diritti il problema è sempre lo stesso: troppo spesso li diamo per scontati. E non ci ricordiamo, invece, che in molti casi quei diritti, per esempio il diritto alla libertà, sono stati conquistati da persone coraggiosissime che hanno lottato per il bene di tutti. Come Harriet Tubman, la donna di colore che ha combattuto una vita intera perché i neri d’America non fossero più trattati come schiavi.

Il nuovo presidente degli Stati Uniti, proprio perché sa quanto è importante avere memoria del nostro passato per non rischiare di commettere gli stessi errori nel futuro, ha deciso di mettere la faccia di Harriet sulla banconota da 20 dollari.

Ecco il progetto della banconota da 20 dollari con l’immagine di Harriet Tubman

Così, ogni americano, quando la tirerà fuori dal portafoglio, potrà ricordarsi del coraggio di questa incredibile donna che, quasi due secoli fa, è stata fra i protagonisti dell’abolizione della schiavitù, lottando per la libertà con tutte le sue forze, senza mai temere neppure la morte perché, come amava ripetere:

C’erano due cose a cui avevo diritto: la libertà o la morte; se non potevo avere l’una, avrei avuto l’altra.

Scopriamo insieme l’importanza della sua figura in questo mese di febbraio che, ormai da diversi anni, negli Stati Uniti è un periodo particolare, dedicato interamente alla storia degli afroamericani.

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La donna dai 3 nomi

Caro Ventitrentiano, ti sei mai chiesto da dove viene il tuo nome e che significato ha? La nostra fantastica combattente per la libertà nel corso della sua vita ne ha cambiati addirittura tre, che hanno segnato le fasi più importanti della sua battaglia.

Araminta Ross

In un giorno dimenticato tra il 1820 e il 1825, nessuno si ricorda di preciso quando, nella contea di Dorchester, in Maryland, nasce la piccola Araminta Ross. Sua madre, Harriet Green, è una cuoca al servizio della signora Brodess, mentre il padre, Ben Ross, è falegname per Anthony Thompson. Ma soprattutto, la sua bisnonna materna, Modesty, è arrivata negli Stati Uniti su una nave di schiavi proveniente dall’Africa. Dunque, anche Araminta, fin da piccola, è destinata a essere uno dei tanti neri costretti a servire un padrone.

All’età di 6 anni infatti fa già la tata per il figlio di una ricca famiglia, che la punisce severamente ogni volta che il bambino piange. La piccola Araminta prova a scappare, ma finisce spesso per essere frustata. Eh sì, questo era il trattamento riservato agli schiavi disobbedienti!

Da Araminta Ross a Harriet Tubman

All’età di 13 anni, considerata già adulta, Araminta viene spedita a lavorare in una piantagione. Un giorno, mentre è in paese per fare delle compere, accade un fatto che segnerà tutta la sua vita. Uno schiavo riesce a scappare dal suo padrone davanti a lei, che non fa nulla per fermarlo, nonostante le grida del proprietario che le tira un pezzo di metallo ferendola alla testa. Questa botta le causerà fortissimi mal di testa per il resto della sua esistenza, ma le farà avere anche delle “visioni”, che lei chiamerà “segni divini”.

La giovane comunque è molto forte e riesce a riprendersi. Arrivata a vent’anni cambia nome per la prima volta perché si sposa con John Tubman, un uomo di colore, diventando Harriet Tubman. Il suo stato di schiava, però, condiziona la loro vita e soprattutto quella dei loro figli. Per questo, dopo anni di maltrattamenti da parte dei suoi padroni, Harriet decide di scappare verso nord, dove i neri possono vivere in libertà.

Da Harriet Tubman a Mosè

La giovane donna, tuttavia, non dimentica chi ancora vive in schiavitù. Quindi, nonostante corra il pericolo di essere catturata e portata indietro, inizia a fare su e giù dal Maryland per liberare altri neri. È in questo periodo che diventa uno dei principali responsabili della Underground Railroad (la Ferrovia sotterranea), l’organizzazione che aiuta gli schiavi a scappare. Ed è così che Harriet viene chiamata da tutti la “Mosè” degli afroamericani, un nome che fa riferimento al profeta che, secondo la Bibbia, condusse gli Ebrei fuori dall’Egitto. Mosè, in realtà, sarà il nome in codice che Harriet userà nelle sue missioni per non essere scoperta, mentre Go Down Moses (“Scendi giù Mosè”) è la canzone che amerà sempre cantare per comunicare il suo passaggio agli altri membri dell’organizzazione mentre si trova alla guida di un nuovo gruppo di schiavi liberati.

Una statua di Harriet “Mosé” Tubman alla guida di un gruppo di schiavi

La Ferrovia Sotterranea: un treno verso la libertà

Ma che cos’era la Ferrovia sotterranea? E perché si chiamava così? Sembra un nome assurdo, ma in realtà è molto facile da capire. La Ferrovia Sotterranea era una rete di percorsi segreti (per questo appunto chiamati sotterranei, anche se in realtà non erano veramente sotto terra) usati dagli schiavi per scappare verso gli Stati liberi del Nord o il Canada. Anche l’organizzazione che li aiutava aveva lo stesso nome, e tra il 1810 e il 1850 permise a oltre 30.000 persone di fuggire dalla schiavitù.

Il riferimento alla ferrovia invece è perché lungo la strada gli schiavi potevano fermarsi nelle “stazioni”, luoghi sicuri in cui riposavano dopo aver camminato a lungo. Gli spostamenti infatti avvenivano sempre di notte e i fuggiaschi seguivano a piedi la stella polare o i corsi d’acqua, mentre allo spuntare del giorno si nascondevano nelle stazioni.

Un ruolo particolare lo svolgevano le canzoni, che venivano intonate per avvertire gli schiavi dell’arrivo di una guida che li avrebbe portati in salvo. Ad Harriet piaceva cantare:

Buia e ardua è la strada / lungo la quale viaggia il pellegrino; / ma oltre questa valle di tristezza / giacciono i campi dei giorni infiniti.

Ed ecco, perciò, l’ultimo e più importante motivo del nome Ferrovia Sotterranea: si chiamava così perché in fondo al tunnel c’era la luce della libertà!

Perché febbraio è il Black History Month?

Non è un caso che il buon Joe Biden abbia scelto proprio questo momento per ricordare a tutti l’importanza di Harriet e del movimento per l’abolizione della schiavitù. Già da qualche anno, infatti, negli Stati Uniti febbraio è il Black History Month, il mese dedicato alla storia dei neri.

L’inventore di questa iniziativa fu proprio uno storico afroamericano, il professor Carter G. Woodson, che all’inizio del 1900 fondò un’associazione e si impegnò perché la storia dei neri fosse considerata nelle scuole allo stesso modo della storia dei bianchi. Ancora una volta, amico mio, stiamo parlando di parità di diritti e di riduzione delle disuguaglianze (vedi l’obiettivo 10 dell’Agenda 2030), ma in questo caso, fai bene attenzione, è su un punto particolare che ci concentriamo. Lo possiamo riassumere così: perché il futuro di tutti sia uguale è bene dare la stessa importanza al passato di ciascuno. Ecco perché qui di seguito ti lascio un po’ di nomi che hanno fatto la storia dei neri. Prova a cercarli e a scoprire le loro imprese.

Ecco un elenco di personaggi famosi della storia dei neri in diverse parti del mondo

Alla prossima, mio caro ventitrentiano, e mi raccomando: stay focused on the goals!

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