Giornata contro la violenza sulle donne: perché il 25 novembre?

Giornata contro la violenza sulle donne: perché il 25 novembre?

25 Novembre 2021 0 Di Giorgia

Il 25 novembre è il compleanno di una mia carissima amica, una di quelle un po’ guerriere che combattono da sempre per la parità fra uomini e donne. Così, quando ho scoperto che la Giornata contro la violenza sulle donne è il 25 novembre, ho pensato: “Che strana coincidenza…” E un secondo dopo mi sono chiesta: “A proposito, perché il 25 novembre? Che cosa si ricorda?”

Santo Domingo, 1949: una ragazza al volante

Per trovare una risposta dobbiamo attraversare l’Oceano Atlantico e riportare indietro le lancette dell’orologio di 72 anni. Atterriamo su un’isola con spiagge bianche, mare trasparente, palme altissime, piantagioni di cacao e canna da zucchero: un’isola dolce, sì 🙂
Arriva una vecchia jeep con il tetto in tessuto e frena proprio davanti a noi, sollevando un gran polverone; scende una ragazza con un caschetto spettinato, due occhiali da sole tondi e un sorriso felice: “Benvenuti!”. Da quelle parti, negli anni Quaranta del Novecento, di donne al volante non se ne vedevano: lei era l’unica! E qui già mi dico: “Ma perché?”. E aggiungo: lo sapete che in vari paesi del mondo tuttora le donne non guidano? Ma andiamo avanti…

Minerva contro Trujillo: la ragazza e il dittatore

Lei è Minerva Mirabal. Ci racconta che voleva laurearsi in Legge ma i suoi genitori glielo hanno impedito: “Per carità! Con il carattere che ti ritrovi, finisce che accusi le persone sbagliate e ti vai a cacciare nei guai!”. Così, per farla stare zitta, le hanno regalato un’auto.
Dovete sapere che in quegli anni l’isola di Santo Domingo era dominata da un dittatore, Rafael Trujillo. Un dittatore è uno che fa tutto quello che vuole e non accetta critiche; se qualcuno ha qualcosa da dire, in un modo o nell’altro lo mette a tacere. Ecco perché i genitori di Minerva erano preoccupati…

Minerva fra le sorelle Patria (a sinistra) e Maria Teresa.

Una festa… movimentata

Ma intanto, eccoci arrivati alla grande casa Mirabal, giusto in tempo per rivestirci tutti eleganti (fate vedere? sì, siete perfetti!) e andare alla festa di San Cristóbal, organizzata dal dittatore per le famiglie più ricche della regione. Quanta gente, e che vestiti… ma che cosa sta facendo Minerva?
Ha il braccio alzato in aria con l’indice puntato proprio contro il dittatore, e gliene sta dicendo quattro! Da qui, tra voci e musica, si sente poco, ma riesco a captare le parole “libertà“, “popolo“, “diritti“.

Le sorelle Mirabal, nome di battaglia Las Mariposas – Le Farfalle

Sarà un caso, ma poco dopo il signor Mirabal finisce in prigione e i beni di famiglia finiscono nelle tasche del dittatore. Minerva ne ha abbastanza: insieme alla sorella minore Maria Teresa (ribelle come lei) e alla maggiore Patria (che ha dei figli piccoli e vuole per loro un futuro migliore), comincia a combattere contro Trujillo. Il nome di battaglia delle tre sorelle è Las Mariposas, Le Farfalle. Il padre torna a casa dalla prigione debole e malato; Minerva e Maria Teresa si sposano con due ribelli. Tutti insieme (Patria e marito compresi) fondano un movimento rivoluzionario che dà filo da torcere al dittatore.

Nel 1960 Minerva e Maria Teresa vengono messe in prigione due volte, ma Trujillo è costretto a liberarle perché ormai le Mariposas sono famose anche negli altri paesi e lui non può fare brutte figure con gli altri capi di stato. Poi finiscono dentro i tre mariti. E qui arriviamo al 25 novembre 1960.

Che cosa accadde il 25 novembre 1960

Le tre sorelle Mirabal decidono di andare a trovare i mariti in carcere. Salgono in macchina e vanno; parlano poco, stranamente. Lungo il percorso, dopo una curva si ritrovano davanti due soldati con i fucili spianati. E poi, dietro, altri due. Sono circondate. Urlando, i militari fanno scendere Minerva, Maria Teresa e Patria dall’auto. Le spingono in mezzo alle canne da zucchero, che sono più alte di loro. Quando, più tardi, le riportano in macchina, sono dei corpi senza vita. L’auto viene spinta in un burrone per far credere che si tratti di un incidente.
Ma quando si sparge la notizia della morte delle sorelle Mirabal, nessuno crede alla storia dell’incidente e la rabbia della gente esplode. È la classica goccia che fa traboccare il vaso. La dittatura di Trujillo ha i giorni contati. Del resto Minerva aveva avvertito: “Se mi uccideranno, farò uscire le mie braccia dalla tomba e sarò ancora più forte”.

Per ricordare le farfalle dominicane, in un convegno nel 1999 le Nazioni Unite hanno deciso che il 25 novembre sarebbe diventata la Giornata contro la violenza sulle donne.

Torniamo a noi: 25 novembre 2021

Le scarpette rosse sono un’invenzione dell’artista messicana Elina Chauvet, che nel 2009 ha ricordato in questo modo le donne maltrattate.

E rieccoci tornati al 25 novembre di oggi, la Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne, che ha come simbolo le scarpette rosse abbandonate per le vie delle città.

Che cosa significa questa ricorrenza? Non è una festa, c’è poco da festeggiare… Piuttosto è come dire: “nel corso di questa giornata mi prendo due minuti per riflettere… su quelle scarpette. Sulle donne che le indossavano e ora non ci sono più “. Perché nel mondo esiste la violenza che colpisce tutti, poi esiste una violenza speciale solo per le donne. Violenza sulle donne non è solo il femminicidio (cioè l’uccisione di una femmina), ma anche lo schiaffo di un fidanzato geloso, un commento volgare fatto per strada. Si può ferire in molti modi…

Perché le donne? Perché sono meno forti fisicamente, perché per secoli sono state considerate inferiori. Ma ormai siamo nel 2021: sarebbe ora che le cose cambiassero una volta per tutte, non trovate?

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