Un’etichetta climatica per scegliere le cose buone… da mangiare e da fare

Un’etichetta climatica per scegliere le cose buone… da mangiare e da fare

27 Maggio 2021 0 Di Micaela

Si dice che, prima ancora di mangiare con la bocca, mangiamo con gli occhi. Niente di più vero: se un piatto è ben presentato, ti ingolosisce molto di più. Ma, se ci pensi, iniziamo a mangiare con gli occhi ancora prima di metterci a tavola, già tra gli scaffali del supermercato: tutte quelle belle etichette colorate, quelle foto di cibi sulle confezioni con cascate di budino in laghi di cioccolato e cereali che si tuffano felici insieme a qualche bella fragola in una piscina di latte… Sono studiate apposta per farci venir voglia di mangiarli (e quindi di comprarli).
Ma voi siete ragazze e ragazzi che cambieranno il mondo, quindi dovete fare un passo in più: iniziare a mangiare con la TESTA

Quanto inquina quel cibo? Ce lo dice l’etichetta climatica

No, non immaginatevi contorsionismi strani: intendo dire che dobbiamo PENSARE a quello che mangiamo. Ci sono cibi che fanno bene alla salute e altri che fanno meno bene, questo lo sapete. Ma non sto parlando solo della nostra salute, anche di quella del Pianeta (spesso, poi, le due cose vanno a braccetto). Facciamo insieme il ragionamento:

1. Qual è la “malattia” che oggi colpisce di più il Pianeta?
L’inquinamento, che è tra le cause principali del riscaldamento climatico

2. Quindi quali sono i cibi che fanno bene alla sua salute? 
I cibi che non inquinano.

3. Come facciamo a sapere quali cibi inquinano di meno? 
Ci può aiutare l’ETICHETTA CLIMATICA, un’etichetta speciale che ci dice quanto un cibo è sostenibile, cioè salutare per l’ambiente. Un po’ come l’etichetta con i valori nutrizionali che ci dice quanti zuccheri, grassi ecc… contiene un cibo, e quindi quanto è salutare per noi. 

A quel punto, a te la scelta: che cosa compri?

Mi sembra però di vedere le rotelline dentro le vostre teste che girano per cercare di capire come fa un cibo a inquinare… se avete voglia di continuare a leggere, ve lo spiego.

Il viaggio del cibo fino allo scaffale del supermercato

Lo scaffale del supermercato da cui prendi il succo di frutta è solo l’ultima tappa del viaggio che quel succo ha fatto per arrivare fin lì. Rubo un’immagine da un articolo di Pier, che ve lo spiega bene:

Visto quanti passaggi? E in ognuno si produce una certa quantità di gas serra per:
1. produrre i fertilizzanti (e i mangimi per gli animali)  
2. trasportare le materie prime nelle industrie che le lavorano
3. far funzionare i macchinari che trasformano le materie prime in prodotti e realizzano le confezioni (serve energia, e spesso l’energia che si usa non è pulita)
4. trasportare i prodotti finiti al supermercato, spesso sui camion (quindi ha un impatto anche quanti chilometri fa quel prodotto per arrivare fino a noi)

Certi cibi inquinano molto più di altri…

Per alcuni cibi, poi, bisogna aggiungere al calcolo anche altri elementi:
• per la carne o il latte, per esempio, bisogna calcolare il metano emesso dagli allevamenti attraverso puzzette e ruttini (detto così fa quasi ridere, ma c’è poco da ridere: il metano è un potentissimo gas serra)
• siccome gli alberi assorbono l’anidride carbonica, se vengono abbattuti alberi per ricavare un pascolo, tutta l’anidride carbonica che avrebbero potuto assorbire rimane invece nell’aria: nel calcolo bisogna quindi considerare anche quella
• buoni i frutti tropicali… ma appunto, sono tropicali: vuol dire che arrivano da paesi lontani con l’aereo o sulle navi, che sono mezzo di trasporto molto inquinanti

… e l’etichetta climatica ce lo dice

Fatti tutti questi calcoli, l’etichetta climatica ci dice quanti gas serra sono stati emessi per produrre un certo cibo e quindi quanto quel cibo è sostenibile. Per esempio:

1 kg di carne rossa = 60 kg di C02

1 kg di grano = 1,4 kg di CO2

A quel punto, letta l’etichetta, la palla passa a noi… o meglio, al nostro Grillo Parlante.

Da persone informate a consumatori consapevoli (grazie al Grillo Parlante)

Lo conoscete tutti, immagino, quel grillo che tormenta Pinocchio facendogli notare quando sbaglia e che cosa, invece, sarebbe giusto fare. Ce l’abbiamo tutti: è la vocina della nostra coscienza, che si fa sentire anche sulla questione dell’ambiente… 
Alcuni di noi la tengono ben allenata e informata, e quindi, davanti a un cestino di fragole a Natale, eccola subito che sbraita:

“Fragole a dicembre?! Chissà quanta strada hanno fatto per arrivare fino a qui! Aspetta a mangiarle quando ci saranno quelle locali”  

Altri, invece, preferiscono non svegliare il can che dorme… insomma, una bella macedonia con le fragole è buona anche a Natale. Allora perché stare a vedere da dove arrivano? Meglio non chiederselo nemmeno, così quel pignoletto del Grillo Parlante non può dire niente.

Ecco, l’etichetta climatica serve proprio a questo, a svegliare il Grillo Parlante che dorme: secondo una ricerca, anche chi non è molto interessato all’ambiente, se vede scritto bello in grande quando un cibo inquina, tende a scegliere quello meno inquinante
Indovinate un po’ qual è, ancora una volta, la parola d’ordine? CONSAPEVOLEZZA (sì, è una delle mie preferite)

Vuoi spendere di meno? Compra cibo che inquina di meno

L’azienda svedese Felix ha fatto un esperimento per sensibilizzare i consumatori su questo tema: nel centro di Stoccolma ha aperto un negozio temporaneo in cui i prezzi dei prodotti non erano scritti in corone svedesi (la loro moneta), ma in una moneta climatica: kg di C02 emessi. Ogni cliente aveva in tutto 18 kg di C02 alla settimana da “spendere”, che sarebbe il massimo consentito per ogni persona per rimanere negli Accordi di Parigi, cioè evitare un aumento delle temperature globali superiore ai 1,5 gradi (vedi Agenda 2030, Obiettivo 13).

Ma la cosa importante è che, al di là di questo esperimento, quest’azienza ci sta provando davvero: 
• sul suo sito ha pubblicato l’impronta climatica di tutti i suoi prodotti 
• ha messo un’etichetta BASSA IMPRONTA CLIMATICA sui prodotti più sostenibili, che vengono venduti a prezzi più bassi di quelli meno sostenibili: vuoi un prodotto che costa meno? Devi scegliere un prodotto che inquini meno.

Ecco qui l’etichetta usata dalla Felix: ovviamente è in svedese, ma si riconosce la parola klimat: la scritta significa “Bassa impronta climatica”

Le scelte su che cibo mangiamo e come lo produciamo saranno fondamentali, se pensate che nel giro di poco tempo sulla Terra saremo 10 miliardi di persone. L’etichetta climatica può aiutarci a diventare consumatori responsabili (vedi Agenda 2030, Obiettivo 12), ma per farlo dovrebbe essere obbligatoria, come quelle nutrizionali, come gli avvisi sui pacchetti di sigarette con scritto che il fumo nuoce gravemente alla salute. 
Nel frattempo, mi raccomando, tenete ben sveglio e informato il vostro Grillo Parlante… e magari svegliate anche quello di chi vi sta accanto.

© Shutterstock per tutte le immagini, tranne l’etichetta della Felix

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