
Le parole hanno un potere enorme: impariamo a usarle bene per vivere meglio
Ragazze, ragazzi, ve lo dico: LE PAROLE SONO IMPORTANTI. Mentre scrivo mi viene in mente che la mia amica del cuore, a questo punto, starà ridendo a crepapelle: dovete sapere che mi prende sempre in giro perché scan-di-sco questa frase da quando ero in terza elementare. Poi l’ha detta anche un attore in un film, ma io lo avevo già capito prima e secondo me qualcuno ha spifferato la mia frase allo sceneggiatore, cioè lo scrittore del film…
Scherzi a parte, sono un po’ fissata, è vero. Le parole sono importantissime. Ci avete mai pensato?

Basta un SÌ a farci felici e un NO a renderci tristissimi. Basta un BRAVA-BRAVO a tirarci su e un IMPEDìTO-IMPEDìTA a buttarci giù. Con le parole si può persino far scoppiare una guerra! O, al contrario, costruire la pace. Dipende da come le usiamo.


Lo sappiamo tutti, eppure a volte non stiamo abbastanza attenti a quello che diciamo, e senza volerlo offendiamo qualcuno, come quando portiamo uno zaino particolarmente grosso e urtiamo le persone a cui passiamo di fianco: non lo facciamo apposta, ma comunque distribuiamo botte di qua e di là. Spesso ci dimentichiamo che le parole possono essere pesanti come il più grosso degli zaini: bisogna sceglierle e usarle con attenzione.
Poi ci sono le offese fatte per offendere. E qui le parole sono davvero come delle pietre lanciate addosso a qualcuno. Perché farlo? Nessuno se lo merita, tutti hanno il diritto di essere rispettati. E poi non serve a niente: invece di offendere sarebbe meglio confrontarsi, cercare di capirsi.

Ci sono parole “cattive” e parole “gentili”
In generale esistono parole “cattive” e parole “gentili”.
Quando usiamo una parola cattiva possiamo ferire, scoraggiare, trasmettere al nostro interlocutore (la persona che parla con noi) sensazioni negative, quindi dovremmo evitarlo, non importa se lo facciamo apposta o no.
Ci sono parole cattive che si capisce subito che sono parole cattive (le pietre di prima), ma ci sono anche parole cattive che non capisci subito che sono cattive.
Poi ci sono le parole gentili. Le parole gentili si spiegano da sole, si capiscono subito e valgono per tutti: usiamole più spesso!
Alcune parole cattive che non capisci subito che sono cattive:

Ma ce la fai?
inteso nel senso di “capisci o no?, sei abbastanza intelligente per capire?”.
Lascia perdere
vuol dire “sei senza speranza,
rinunciaci, non ce la farai mai”.
Ripigliati!
un modo poco carino per dire “cosa stai facendo? ti rendi conto? smettila”.
Ma non ti vedi?
è la stessa cosa di “non stai bene messo così, non farti compatire, vergognati”.

Alcune parole gentili:

Non c’è problema
Tranquillo/a
Bravo/a
Complimenti
Ottimo
Grazie


Quando un allenatore ti dice “Non ne fai una giusta“, sbaglierai sicuramente anche l’azione successiva.
Ma se i compagni o le compagne di squadra gridano: “Vai, spakka!” (sì, anche con la k se volete), farai miracoli.
Le parole ci caricano o ci abbattono, le parole fanno succedere le cose!
E voi che cosa pensate? Quali sono le parole che vi offendono (naturalmente non valgono le parolacce, sono solo parole vuote…)? E quali quelle che vi fanno stare bene?
Provate a scriverle su un foglio in due cerchi diversi: “parole cattive” e “parole gentili”, poi tenetele sempre in mente quando parlate con qualcuno.
Potete anche usare la scheda LE MIE PAROLE, da scaricare qui.
Dette in faccia o scritte sui social, sono sempre parole cattive
Se ci scappa una parola cattiva quando siamo di fronte al nostro interlocutore, magari vediamo che ci rimane male e riusciamo a rimediare con un’espressione del volto o un gesto…
Se invece ci scappa una parola cattiva sui social network, non possiamo vedere come l’ha presa l’altro, non possiamo usare i gesti, e rimane solo ciò che abbiamo digitato. È molto difficile capire e anche rimediare. Per questo, spesso, le parole cattive diventano ancora più cattive in rete.
Ci sono poi i leoni da tastiera, persone che si nascondono dietro lo schermo per dire cose che di persona non avrebbero mai il coraggio di dire: si trasformano perché si sentono protetti o forse perché non si rendono davvero conto che le loro parole virtuali vengono lette da persone reali, feriscono sentimenti reali… sono reali anch’esse.

Sulle parole cattive in rete vi consiglio di leggere il Manifesto delle Parole Ostili, che contiene 10 suggerimenti per migliorare il proprio comportamento sui social.
Che cosa possiamo fare quando veniamo offesi?
Prima di tutto, tranquilli: capita a tutti prima o poi. Provo a darvi qualche consiglio.
- Non rispondete con un’altra offesa: pietre + pietre = una montagna di pietre e nient’altro
- Siate più maturi: ignorate chi vi offende, a volte il silenzio è molto potente
- Se ci riuscite, provate a rispondere con ironia
- Se le offese si ripetono, parlatene con qualche amico o amica
- Se non trovate una soluzione, rivolgetevi a un adulto
In ogni caso, subire non è giusto. Abbiate il coraggio di parlarne: chi si deve sentire a disagio non siete certo voi, ma il bullo o il cyberbullo che se l’è presa con voi.
L’hate speech, parole “cattivissime”
Per concludere, vi dico due cose sull’hate speech, un argomento di cui si parla molto in questo periodo e che forse avete sentito nominare. Queste due parole inglesi significano hate=odio speech=discorso, discorso di odio (ma io preferisco dire “parole cattivissime”), odio contro particolari categorie di persone. Le offese più frequenti, soprattutto sul web, riguardano il razzismo, le donne, i disabili, le minoranze religiose, gli omosessuali, insomma tutte le persone che per qualche aspetto vengono sentite “diverse”. E per questo non vengono rispettate. Ma tutti noi abbiamo il diritto di essere rispettati per come siamo e per le nostre scelte!
E per finire… le parole gentili! Anche per esprimere il disaccordo
Bene, ora che abbiamo finito con le parole cattive, passiamo a quelle gentili. “Come stai bene, oggi!”, “Sei un amico/un’amica”, “Se non ci fossi tu…”, “Non preoccuparti”: sapete benissimo che sentirselo dire fa piacere, mette di buonumore, può cambiare la giornata. Allora pescate nella vostra tasca delle parole gentili e tiratele fuori. (Chissà perché invece ci viene più facile criticare che fare un complimento…)
E anche quando dobbiamo trasmettere un messaggio negativo, proviamo a farlo con parole gentili: “Possiamo parlare?”, “Perché sostieni questo? Sai che io non sono d’accordo?”. E così via. Invece di alzare un muro, si costruisce un ponte che scavalca le offese e permette di andare avanti.
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