
Un racconto inedito di Laura Calosso per riflettere sul cyberbullismo
Questa per VentiTrenta è la settimana degli artisti: ne abbiamo visto uno che attraversa i muri con le altalene, un altro che fa crescere le piante con le luci… e adesso è la volta di un’artista che con le parole rende visibili le cose invisibili. Si chiama Laura Calosso ed è una scrittrice che ha dedicato molto tempo al mondo degli adolescenti e al loro rapporto con internet: spesso va nelle scuole a parlare di questo argomento con gli studenti.
In occasione del 7 febbraio, Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo (cioè il bullismo in rete), le abbiamo chiesto di scrivere qualcosa per le ragazzine e i ragazzini delle medie. E la sua riflessione, come succede a chi ha il dono della scrittura, si è trasformata in una storia, con i suoi personaggi e le sue atmosfere. Eccola.
* Speciale insegnanti: in calce al racconto, alleghiamo una scheda didattica per analizzare il testo e gli spunti che offre, anche alla luce delle tematiche previste dal programma di Educazione Civica.
Sentirsi piccoli
di LAURA CALOSSO
Un amico volante
Un piccolo drone vola sulla città. È sfuggito al suo padrone e adesso è libero di volare nel cielo.
Volteggia sulle piazze e osserva le persone che camminano come formiche frettolose, poi sorvola le strade ricoperte da auto colorate. A un tratto si ferma. Ha di fronte un palazzo grigio che sembra più grigio perché soffocato dagli altri palazzi. Una finestra lo attrae, la tapparella è abbassata a metà e una luce azzurrognola illumina la stanza. Il drone scende sul davanzale. Dentro alla camera c’è un letto, una libreria disordinata e una scrivania con un computer acceso. Alla scrivania è seduto un ragazzo, ha la testa appoggiata sulla tastiera, le mani nei capelli. Il drone lo osserva. Si infila silenzioso sotto la tapparella e si parcheggia sulla scrivania. Da lì vede lo schermo del computer.
Il ragazzo non si accorge di niente perché è triste e non alza la testa. È successo qualcosa che l’ha fatto sentire piccolo, indifeso. Ha paura e la paura lo paralizza. Sullo schermo ci sono miniature di foto e vicino delle scritte. È una chat. Il drone inizia a leggere: Sei uno sfigato, Sei uno zero, Prova solo a farti vedere in giro…
Il ragazzo non alza la testa e non si accorge che il drone scatta una foto, poi vola fuori dalla stanza.
Cosa c’è fuori
Il ragazzo, ormai abituato al buio della sua camera, non sa che fuori il cielo è azzurro, non sa che il sole splende e che poco lontano da casa sua c’è un parco con alberi bellissimi. A qualche chilometro c’è il mare.
Se la paura non lo tenesse bloccato, potrebbe alzarsi dalla scrivania, andare nello studio e dire tutto a sua madre. Potrebbe chiamare suo padre e dirgli cosa è successo e spiegargli che ha paura di non essere all’altezza degli altri, e questo lo rende insicuro. Potrebbe anche tornare alla chat e scrivere a quei ragazzi che se non la smettono racconterà a tutti delle loro minacce da buffoni. Rischiano di essere denunciati, se continuano.
Il potere della paura
Invece il ragazzo non si muove. Non ha neanche il coraggio di prendere il telefono e chiamare il suo migliore amico. Non se la sente di raccontargli tutto perché teme di essere tradito.
Deve nascondere la verità, nascondersi, non può più uscire da quella stanza, perché per uscire ci vuole il coraggio che non ha, il coraggio che aveva solo quando era piccolo, e sentirsi piccolo non faceva tanto male come adesso.
I mostri
Nella stanza semibuia anche le ombre diventano mostri. Quando il ragazzo gioca al computer cerca sempre video con i mostri. Li batte senza fatica perché non gli fanno paura, sa come vincerli, sa i loro punti deboli. Le guerre contro i mostri sono dure, ma quando finiscono anche chi muore può rialzarsi, anche chi ha preso le botte può tornare come prima. Ma il mondo là fuori non è silenzioso e quieto come una camera da letto. Là fuori ci sono dei ragazzi cattivi che fanno sul serio. “Sono forti,” pensa il ragazzo “non sono deboli come me”.
Il nemico non esiste
Il drone sorvola la città. Ha memorizzato i nomi e gli indirizzi dei ragazzi della chat. Tra i palazzi grigi ce n’è uno che pare ancora più grigio.
I mostri che terrorizzano il ragazzo abitano lì, sono soli nella loro piccola stanza, nel piccolo appartamento in cui nessuno di accorge di loro. Sono soli e tristi perché nessuno perde tempo ad ascoltarli. Sono forti solo davanti a un monitor, quando fanno paura a qualcuno.
Adesso il drone scatta una foto. Poi vola in alto nel cielo, scivola sulle correnti d’aria, sale e scende come in una danza. È felice perché è libero di premere il bottone magico. Basta un clic.
Le foto del ragazzo e degli altri, i bulli, sono ora sugli schermi dei computer. Basta alzare la testa dalla scrivania per vedere, per vedersi. Non ci sono mostri. Ci sono solo ragazzi che, per vincere la propria paura, attaccano e ragazzi che, per paura, non si difendono. Il nemico non esiste più, se sparisce la paura di non essere abbastanza speciali.
Il ragazzo si alza e va verso la porta della camera. Non vede che sul monitor compare un messaggio…
Illustrazione di Lucia Conversi