
L’Etna erutta cenere? Trasformiamola in risorsa
Pensa a qualcosa di attraente e spaventoso al tempo stesso. Un animale feroce, una pista nera in montagna, una storia del terrore… wow, ma anche brrr!
La natura in particolare ci regala un sacco di luoghi e situazioni che suscitano emozioni contrastanti. I vulcani, per esempio. Qui in Italia ne abbiamo molti; alcuni ogni tanto eruttano, altri non più, altri ancora sono come addormentati. Forse non li conoscerai tutti, ma sicuramente ne hai sentiti nominare almeno due: il Vesuvio e il Monte Etna. E noi oggi parleremo di quest’ultimo, che negli ultimi mesi è stato un po’… dispettoso.
Un gigante buono
L’Etna è un’enorme montagna che domina la parte orientale della Sicilia ed è il vulcano attivo più alto d’Europa (3320 metri). I nostri giovani lettori siciliani lo conoscono benissimo: è un vero e proprio simbolo della loro terra. Ed è anche un vulcano “buono”, bisogna dirlo, la sua pericolosità è bassa. Eccolo in eruzione:

Spettacolare, vero? Ma dall’Etna non fuoriescono solo fiumi infuocati di lava e pezzi di roccia, i famosi lapilli: sempre più spesso, da 40 anni a questa parte, dai suoi crateri si levano altissime colonne di cenere scura.

Nei primi mesi del 2021 l’Etna ha sparato in aria migliaia di tonnellate di cenere, che naturalmente sono ricadute a terra. Sarà anche buono, ma questa pioggia nera ha provocato non pochi problemi a coloro che abitano alle sue pendici e che, pur amando tantissimo il loro vulcano, di sicuro non sono felici di ritrovarsela ovunque: sui balconi, per strada, sulle macchine parcheggiate, in spiaggia. Un tappeto di cenere che non può essere messa… sotto il tappeto! E se fosse possibile riutilizzarla in qualche modo? Scopriamolo insieme.
Proprio un bel problema!
Oltre allo sporco da pulire e a grondaie e tombini intasati, questa grande quantità di ceneri vulcaniche fa danni all’agricoltura, ostacola il traffico aereo e crea pericoli e ingorghi nelle strade. E poi fa bruciare gli occhi, irrita il naso e la gola di chi già non respira tanto bene, dà fastidio ai cani, ai gatti e a tutti gli altri animali. Tuttavia, per fortuna, non sembrano esserci rischi gravi per la salute: queste particelle di roccia polverizzata infatti sono abbastanza grosse e non entrano nel corpo attraverso la respirazione.
La cenere è un rifiuto da raccogliere e smaltire…

Non si può perder tempo a parlare: bisogna raccoglierla, questa cenere, ripulire paesi e città. Ma è un’operazione lunga e costosa. E molto costoso è anche lo smaltimento, soprattutto di quella che si deposita nelle strade e nelle piazze.
Sì perché, mentre i cittadini che puliscono davanzali e balconi possono mettere la cenere in appositi sacchetti e differenziarla, per strada passano le spazzatrici che, insieme alla cenere, raccolgono tutto quello che c’è per terra.
Così la cenere raccolta dai cittadini è un rifiuto pulito, che può essere portato negli impianti di riciclo; quella delle spazzatrici invece è considerato un rifiuto speciale, che va smaltito in discarica a costi molto più alti.
…o una risorsa da riutilizzare?
Ma chi ha detto che la cenere deve per forza essere buttata via? Fin dai tempi antichi si conoscono alcune sue buone qualità: per esempio, quando non è così tanta, è un ottimo fertilizzante per nutrire i campi; inoltre purifica e può essere usata per fare saponi e maschere di bellezza.
E oggi si sono fatte nuove scoperte, grazie al progetto REUCET (Recupero e utilizzo delle ceneri vulcaniche etnee) dell’università di Catania. La cenere può essere usata:
- come “ingrediente” per fare malte, intonaci e pannelli isolanti, tutti materiali che si usano nell’edilizia, cioè nelle costruzioni, per esempio per rifinire un muro e proteggere una casa dal caldo o dal freddo;
- insieme ad altri materiali, come sottofondo stradale, uno strato che sta sotto l’asfalto;
- addirittura come materiale in grado di assorbire in parte l’inquinamento presente nell’aria.
Se si cambia prospettiva (e le normative), la cenere non è più un rifiuto da smaltire ma può essere riutilizzata e, sostituendo altri materiali, può ridurre il consumo di risorse naturali. Un altro esempio di economia circolare (vedi Agenda 2030, Obiettivo 12) e al tempo stesso di resilienza, dato che la natura ce la consegna praticamente a domicilio.


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