Il 2021 sarà più “verde”: addio alla plastica usa-e-getta

Il 2021 sarà più “verde”: addio alla plastica usa-e-getta

13 Gennaio 2021 0 Di Micaela

Anche camera tua, di tanto in tanto, ha bisogno di un cambio di look, vero? Decidi di staccare il poster di un cartone che non guardi più e di appenderne uno nuovo, più da grandi; togli qualche gioco o libro dalle mensole e ne metti altri che ti piacciono di più… Insomma, è la tua stanza, e deve rispecchiare come sei.

Anche in “casa Europa” sta succedendo qualcosa del genere: gli abitanti dell’Unione Europea (quindi anche noi italiani) si sentono più ecologici, più green, cioè attenti all’ambiente, e hanno voglia di un cambio di look.
E allora, via alla risistemazione degli scaffali!

1. «Quali scaffali?» Partiamo da quelli di negozi e supermercati, dove compriamo gli oggetti che poi mettiamo sugli scaffali delle nostre case.
2. «Cosa togliamo dagli scaffali dei negozi?» Iniziamo a togliere gli oggetti che inquinano di più: quelli fatti di plastica usa-e-getta, che si usano una volta sola (cioè sono monouso) e poi finiscono… sulle nostre spiagge. Non è uno scherzo: nella classifica dei 10 rifiuti più raccolti sulle spiagge ci sono piatti, posate e cannucce in plastica, cotton fioc e bastoncini dei palloncini. Lo avresti mai pensato?

3. «Quanto tempo abbiamo per farli sparire dagli scaffali?» Di tempo ne abbiamo avuto tanto: l’Unione Europea ha deciso di vietare la vendita di oggetti in plastica monouso già nel 2019. Siccome però ci sono molte industrie che li producono e molte persone che ci lavorano, ha lasciato a tutti il tempo di cambiare, fino a luglio del 2021.
Quindi, ci siamo! Sempre che il Covid non ci metta lo zampino…

Vuoi saperne di più?

La plastica inquina

La plastica è un materiale che non esiste in natura, lo crea l’uomo a partire… dal petrolio (lo sapevi?). E, per certi versi, è stata anche una bella trovata: per esempio, un bicchiere di plastica è più leggero di uno di vetro, se cade non si rompe, e costa di meno. Il problema, però, è che la plastica non è biodegradabile: significa che non si decompone, non “sparisce” in modo naturale, consumata da batteri e altri microorganismi. Quindi i rifiuti di plastica si accumulano. E che fine fanno?
• Una parte (piccola) viene riciclata. Purtroppo, però, non tutta la plastica può essere riciclata, e farlo costa (per cui molte aziende preferiscono produrre nuova plastica invece che riciclare quella già esistente). 
• Una parte viene bruciata, però produce gas molto inquinanti.
• Una parte viene abbandonata nell’ambiente… e finisce nelle pance di pesci e dromedari.

Un mondo di plastica: dalle onde del mare alle dune del deserto

Ma gli animali mangiano la plastica? Certo che no. O meglio, sì, ma non apposta. In certi casi la scambiano per cibo: capita, per esempio, con i sacchetti di plastica che finiscono in mare e che vengono ingoiati dai pesci.
Ma la plastica fa anche una cosa pericolosissima: con il tempo si rompe in pezzettini sempre più minuscoli, chiamati microplastiche, che possono finire nella pancia degli animali senza che loro se ne accorgano… e quindi anche nelle nostre pance, se poi li mangiamo!

L’inquinamento causato dalla plastica riguarda soprattutto il mare (vedi Agenda 2030, Obiettivo 14): pensa che i rifiuti abbandonati dall’uomo hanno formato in mezzo agli oceani delle vere e proprie isole galleggianti di plastica, alcune addirittura più grandi dell’Italia.
Ma nemmeno la terraferma è al sicuro: gli scienziati hanno trovato rifiuti di plastica anche nelle pance di alcuni dromedari.
E adesso ci si è messo anche il Covid.

I nuovi rifiuti Covid

Se il 2021 era partito col piede giusto sulla plastica usa e getta, il Covid gli ha fatto subito lo sgambetto. Forse ci hai fatto caso anche tu: per terra, in strada, si vedono tantissime mascherine chirurgiche e guanti monouso. Sono indispensabili per proteggerci dal virus, ma stanno aumentando la quantità di rifiuti in plastica che non si sa come eliminare.
E poi c’è più gente che ordina cibo d’asporto, e i contenitori spesso sono in plastica o polistirolo (che è sempre plastica).
Potendo spostarsi poco, tante persone ordinano i prodotti online e se li fanno portare a casa: e così aumentano gli imballaggi.
E, per questioni economiche difficili da spiegare, a causa della crisi produrre plastica nuova oggi costa meno che riciclarla… quindi molte aziende non lo fanno.
Non possiamo però aspettare la fine della pandemia: bisogna iniziare a cambiare le cose adesso. 

Una plastica verde: la bioplastica

Stai pensando a come distribuire la torta alla prossima festa di compleanno senza piatti e posate di plastica? Tranquillo, basta comprarli in carta o in bioplastica: è un tipo di plastica che si ottiene partendo non dal petrolio ma dai vegetali, per esempio il mais. Dato che ha un’origine naturale, a differenza della plastica normale è biodegradabile, quindi non inquina e si può facilmente riciclare. È il materiale con cui sono fatti, per esempio, i sacchetti della spazzatura per l’umido, o quelli che usi per la frutta e la verdura al supermercato. 
La bioplastica è una bella alternativa, ma non è la soluzione “perfetta”: i campi in cui si coltivano vegetali per le bioplastiche, per esempio, tolgono spazio ai campi per produrre cibo. 
In realtà servirebbe proprio cambiare abitudini.

Un giovane chimico
messicano ha ottenuto
la bioplastica dai semi
di avocado,
trasformando
quindi dei rifiuti
in qualcosa
di utile!

Uno stile di vita più “green”

L’Unione Europea ha deciso di eliminare per primi gli oggetti in plastica usa-e-getta perché hanno una “vita” troppo breve e diventano subito dei rifiuti. 
Ma il problema della plastica non finisce con la fine delle cannucce. Pensa, per esempio, a quanta plastica c’è nelle bottiglie per l’acqua, o negli imballaggi che avvolgono i prodotti. Per diminuire davvero i rifiuti di plastica bisognerebbe cambiare certe abitudini: per esempio, scegliere di bere l’acqua del rubinetto o acquistare prodotti sfusi, cioè senza confezioni. 

UN CONSIGLIO GREEN

Se hai voglia di fare una prova facile, a casa, posso suggerirti un modo per non usare la pellicola alimentare, che è fatta di plastica. Io l’ho provato, e funziona: esistono dei “fogli” fatti di cera d’ape, che si possono usare per avvolgere i cibi. Sono completamente naturali e riutilizzabili, perché li puoi lavare. E sono anche allegri: le mie bambine vanno a scuola con i panini avvolti in fogli gialli con sopra delle apine simpaticissime!