Chi sono gli Alfieri della Repubblica? 30 ragazzi e ragazze come voi

Chi sono gli Alfieri della Repubblica? 30 ragazzi e ragazze come voi

27 Dicembre 2021 0 Di Micaela

Ciao ragazzi,
lo sapete che cos’è un alfiere
A me viene subito in mente il pezzo degli scacchi, questo: 

Ma in realtà è ingannatorio, perché se lo guardate bene ha un cappello da… vescovo! E il vescovo di certo non è un alfiere. 
In fondo all’articolo vi racconto da dove nasce questo pasticcio, ma per adesso torniamo al nostro alfiere: era il soldato che nell’esercito aveva il compito di tenere alto il vessillo, in pratica il portabandiera, questo:


Grazie, direte voi, bello sforzo mentre gli altri combattevano. In realtà quello del portabandiera era un compito importantissimo: il vessillo, tenuto ben alto sopra la mischia di teste e armi, era facilmente visibile da tutti, e serviva per dare indicazioni ai soldati su come muoversi e quali manovre fare. E poi, vederlo dava forza e speranza a chi combatteva: sia perché era il simbolo di ciò per cui si lottava, sia perché, finché sventolava alto sul campo di battaglia, voleva dire che la vittoria era ancora possibile.
Ma perché vi ho parlato dell’alfiere? 
Perché, qualche giorno fa, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha nominato i nuovi Alfieri della Repubblica.
E non sono soldati!

Largo ai giovanissimi, il futuro dell’Italia

Il 14 dicembre Sergio Mattarella ha aperto le porte della sua “casa” da presidente (il Palazzo del Quirinale, a Roma) a 30 ragazzi e ragazze della vostra età o poco più grandi, che hanno ricevuto dalle sue mani un attestato, cioè una specie di diploma. 
Che cosa dice questo diploma? 
Che con il loro comportamento e le loro azioni questi ragazzi sono per tutti dei modelli di buon cittadino, perché incarnano i valori su cui si fonda la Repubblica italiana, in particolare la solidarietà. Nella “battaglia” quotidiana per rendere l’Italia un paese migliore, il loro esempio è come una bandiera che sventola più alta delle altre e ci indica la direzione da seguire.
Ricordate il compito degli alfieri? Ecco, questi ragazzi sono gli Alfieri della Repubblica.

Per noi di Ventitrenta non è una novità: il futuro è nelle vostre mani, e voi avete dimostrato di non avere alcuna paura a prenderlo in mano (basti vedere che cosa avete fatto con i Fridays for future).  Ma è bello che ci creda anche il presidente della Repubblica, cioè la carica più importante del nostro Stato, e che addirittura abbiano “inventato” un’onorificenza apposta per voi: gli Alfieri, infatti, hanno tutti meno di 18 anni!

Volete conoscere gli Alfieri della Repubblica un po’ più da vicino?

Le tante facce della solidarietà

La solidarietà è il filo rosso che lega tutti i ragazzi premiati ed è uno dei valori alla base della nostra Costituzione: addirittura, nell’articolo 2, si dice che è un dovere inderogabile, qualcosa che si deve per forza fare. La solidarietà ha tante facce:

• quella di Lorenzo o di Francesco, che durante la pandemia hanno aiutato gli anziani, poco abituati a usare il computer, a prenotare i vaccini


• quello di Esmeralda, che ha aiutato un gruppo di bambini e ragazzi più piccoli con la DAD e ha fatto loro compagnia “a distanza”, inventando giochi e attività per farli sentire meno isolati durante il lockdown


• il sorriso di Pamela, Miriam, Giorgia, Andrea, che hanno trovato la forza di “saltare” grandi ostacoli, come può essere una malattia o vivere fuori famiglia, in comunità, e adesso si sentono abbastanza forti per raccontare la loro storia e dare sostegno ad altri nelle stesse condizioni

Alfieri in team!

Oltre ai singoli ragazzi, sono state premiate anche 3 “azioni collettive”, cioè fatte da un gruppo. Mi piace quest’idea, perché ci ricorda che collaborando si possono raggiungere traguardi più lontani! 

 Un gruppo di studenti dell’Istituto Superiore “ITG-ITI” di Vibo Valentia (in Calabria) ha vinto le Olimpiadi di robotica grazie al progetto di un drone impollinatore e di un rover che segnala quando serve irrigare, evitando sprechi di acqua… W la tecnologia che aiuta l’agricoltura sostenibile!


• Si chiama Radioimmaginaria... ma esiste davvero, eccome! Lo sanno bene tutti i ragazzi a cui questa radio ha tenuto compagnia durante la pandemia. La cosa speciale è che è fatta solo da ragazzi, che quindi parlano ai loro ascoltatori “da pari a pari” 🙂 


• Ci sono dei ragazzi che a un certo punto della loro vita hanno scelto la cosa sbagliata, facendo male a se stessi e agli altri. Ora questi ragazzi, detenuti nel Carcere Minorile di Palermo, si stanno impegnando per riguadagnare la fiducia in se stessi, quella degli altri e cercare di costruirsi un futuro diverso. E lo stanno facendo a partire da un gioco di parole, da “colti in flagrante” (cioè nel mezzo di un reato) a “Cotti in Fragranza”: lavorano, infatti, in un laboratorio artigianale in cui imparano a sfornare panettoni, biscotti e altre delizie… un bel modo per iniziare a fare “cose buone” 🙂

Potete essere tutti Alfieri della Repubblica

C’è bisogno di essere speciali per diventare Alfieri della Repubblica

Un po’ sì, soprattutto se si devono affrontare certe situazioni, ma anche un po’ no.
Per spiegarvi la mia risposta partirei da due frasi che tutti, almeno una volta, abbiamo detto: 

1) “Potevo farlo anch’io” 

Vero. Ma l’hai fatto? Loro sì. Hanno scelto di farlo, di regalare il loro tempo, di pensare agli altri. È il fatto di averlo scelto che li rende speciali. 

2) “Ma sono ragazzi normali, come me”. 

Vero, ed è per questo che sono meglio dei supereroi. Anche un supereroe compie una scelta: di lottare per il bene invece di conquistare l’universo. Ma i supereroi hanno dei superpoteri che noi non abbiamo: insomma, sono “inarrivabili”, e questo può scoraggiarci o darci la “scusa” per stare con le mani in mano.
Questi ragazzi, invece, hanno “poteri normali“: gentilezza, altruismo, forza di volontà. E allora non abbiamo più scuse per provare a fare come loro!

Tutti voi potete essere Alfieri della Repubblica! 

Curiosità: l’alfiere degli scacchi

Gli scacchi sono un gioco molto antico che si è diffuso in Europa grazie agli Arabi. La pedina che oggi chiamiamo alfiere in origine era un elefante, che in arabo si dice al-fil… da cui “alfiere”, appunto (invece l’alfiere portabandiera deriva da un altro termine arabo simile, che significa però “cavaliere”). Pare però che, a furia di semplificare sempre di più la forma della pedina, a un certo punto gli inglesi abbiano pensato che assomigliasse di più al cappello di un vescovo… ecco perché questa pedina in inglese di chiama bishop (vescovo appunto)

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