
Un “tablet sospeso” per la scuola online
A Napoli c’è una tradizione speciale che si chiama “caffè sospeso”. Funziona così: chi va al bar prende un caffè e, se vuole, ne paga due… in pratica lascia un caffè già pagato, in sospeso, pronto per essere offerto a qualcuno che arriverà dopo e che non può permetterselo. Bello, vero? È un piccolo gesto generoso che si fa sin dai tempi della guerra, all’epoca in cui erano bambini o ragazzi i tuoi bisnonni.
Tempo di Covid: dal caffè sospeso al tampone sospeso
Anche oggi ci troviamo in una situazione difficile. La pandemia di Covid non è una guerra, certo, ma oltre a tante persone ammalate ci sono anche tante persone in difficoltà, che hanno meno soldi perché sono stati chiusi negozi, ristoranti e altri luoghi di lavoro. E così, proprio nella regione in cui hanno inventato il caffè sospeso, qualcuno ha pensato di allargare quella buona azione ad altre cose. Per esempio ai tamponi per scoprire se hai il Covid, ed ecco il “tampone sospeso”. Oppure, ti sembrerà incredibile, ai tablet e ai computer.
La scuola è un diritto anche al tempo della DAD

L’idea del “tablet sospeso” è venuta a una signora di Sorrento, un paese in provincia di Napoli. Lei si chiama Eugenia Di Leva, è una mamma ed era già impegnata in tante iniziative di solidarietà, oltre che nella sua scuola di cucina per bambini.
È successo circa a metà ottobre. In quei giorni in Campania sono state chiuse le scuole ed è ripartita la DAD, la Didattica a Distanza che conosci bene. Un’amica ha chiesto a Eugenia se aveva un tablet da prestare a suo figlio e a lei è venuta un’idea. Forse c’erano anche altri ragazzi che avevano bisogno di strumenti per seguire le lezioni online. Nelle famiglie numerose tutti devono poter studiare o lavorare a distanza; i computer poi si rompono all’improvviso, i soldi non ci sono… insomma, i motivi sono tanti. E forse, ha pensato Eugenia, c’erano anche altre persone che potevano aiutare. Al tempo della DAD tutti hanno diritto a un computer! (vedi Agenda 2030, Obiettivo 4 e Obiettivo 10)
Un annuncio sul web: “Avete un tablet in più?”
Probabilmente sai già che cos’è Facebook. È un social network, cioè un “posto” sul web dove le persone possono scrivere messaggi, mettere immagini e video, condividere notizie che gli altri iscritti possono vedere. Eugenia ha scritto un annuncio proprio lì, sulla sua bacheca, e ha risposto un sacco di gente pronta a donare qualcosa. Aveva ragione! In poco tempo la sua pagina di Facebook è diventata frequentatissima e il telefono ha cominciato a squillare senza sosta.
Gli aggiustatutto nerd rimettono in funzione i vecchi computer
Tablet, computer portatili o fissi, webcam, stampanti… chi più ne ha più ne metta. Le persone che hanno risposto all’annuncio di Eugenia regalano di tutto. Non sono mai cose nuove, ma qualcuno è capace di dargli nuova vita. A fianco di Eugenia infatti è entrato in azione anche un tecnico informatico, Vittorio Acampora: lui e la sua squadra riparano, sostituiscono pezzi e infine resettano (cioè svuotano la memoria) gli strumenti elettronici raccolti.
E così qualcosa che era rimasto chiuso in un cassetto e probabilmente sarebbe finito in discarica può essere riutilizzato (vedi Agenda 2030, Obiettivo 12) per un obiettivo speciale: permettere a bambini e bambine e a ragazzi e ragazze di continuare a studiare! Non solo, ma anche di rimanere in contatto con amici e insegnanti.

Gli ingredienti: un’idea e tante persone che collaborano
In poco più di un mese il tablet sospeso è diventato famoso. La catena di solidarietà fatta partire da Eugenia si è allargata grazie al potere di “megafono” del web, e la notizia è arrivata ai giornali, alle TV, alle radio, prima quelli di Napoli e dintorni, poi quelli diffusi in tutta Italia.
Qualcuno ha già iniziato a imitare Eugenia e noi ci auguriamo che questa idea si diffonda sempre di più, perché la DAD ci accompagnerà ancora per un po’, tra scuole costrette a rimanere chiuse e classi in quarantena. In attesa che si possa presto tornare tutti tra i banchi a studiare, ma anche a ridere e scherzare.