
8 marzo: cosa ci insegnano le donne
Care Ventitrentiane e cari Ventitrentiani, innanzitutto una premessa: in questo articolo ci sarà una sola immagine, perché la maggior parte delle immagini che dovrebbero esserci sono nella mia testa, dentro i miei ricordi. Perciò non scoraggiatevi se vedete tante parole di fila, e le immagini provate a “immaginarle”.
Detto questo, cominciamo.
Care Ventitrentiane e cari Ventitrentiani, non perdiamo tempo, che il tempo come vedremo è la cosa più preziosa che abbiamo da donare e da ricevere. Se non sapete che cos’è la Giornata Internazionale dei Diritti della Donna e perché si festeggia l’8 marzo, andate di corsa a leggere l’articolo di Giorgia qui sotto e poi tornate.
Perché l’8 marzo? Perché la mimosa? Due o tre cose da sapere sulla Festa della Donna
Prepariamoci tutti, maschi e femmine, per l’8 marzo, la Giornata dei diritti della Donna.
Avete fatto? Bene.
È già un po’ che ci conosciamo, ormai. E a questo punto dovreste sapere che una delle cose a cui noi di VentiTrenta teniamo sempre molto è l’onestà. Non mi vergogno quindi a dirvi che, prima che cominciassi a scrivere questo articolo, abbiamo fatto una riunione, ci siamo guardati negli occhi e ci siamo chiesti: ma è giusto che sia un uomo a parlare della Festa della Donna? E la risposta a cui siamo arrivati è stata: sì, non c’è motivo per non farlo. Perché la realizzazione di una vera parità tra uomini e donne (obiettivo 5 dell’Agenda 2030) è una questione che ci riguarda appunto tutti, uomini e donne.
Ora, una deIle cose che spesso si fa in occasione dell’8 marzo è ricordare il valore di donne che nelle loro vite hanno fatto qualcosa di eccezionale: donne scienziate, donne politiche, donne artiste… Ma la verità è che tutti quanti abbiamo intorno donne che quotidianamente ci insegnano qualcosa. Anche voi. Anch’io. E oggi, infatti, vi parlerò proprio di un po’ di cose che ho imparato da loro.
Però vorrei che a tutti voi, Ventitrentiane e Ventitrentiani, fosse chiaro un concetto: la parità di genere è un diritto delle donne che non dipende per nulla da cosa ci insegnano, da cosa fanno, da cosa dicono. È un diritto e basta: come tutti i diritti, non ha bisogno di essere giustificato.
STORIE DI DONNE
- C’era una volta Arianna
- Il coraggio di Nora
- L’amicizia di Maria
- L’impegno di Michela
- Il multitasking delle mie colleghe
- Mia moglie
- Le donne russe che fermarono la guerra
- Il tempo… di mia nonna
C’era una volta Arianna
Arianna era la bambina più strabella di tutto l’asilo. E io ne ero innamorato perso. Solo che avevo cinque anni, ero piccolo, e proprio non sapevo come fare a dichiararle il mio amore. E così la fissavo. Ma la fissavo a giornate intere, care Ventitrentiane e cari Ventitrentiani, tipo che entravo in classe, mi sedevo e attaccavo a guardarla. Ma appena mi accorgevo che anche lei mi stava guardando, subitissimo mi mettevo a guardare da un’altra parte. Ed ecco che un giorno Arianna si è alzata, è venuta da me e mi ha detto: “Ma perché mi guardi sempre?”. Allora io ho risposto la verità: “Perché sei bella”. E lei mi ha detto: “Ah, potevi dirmelo prima, così non pensavo che mi guardavi perché ero brutta”.
E questo è il modo in cui Arianna, a cinque anni, mi ha insegnato a comunicare, sempre, anche quando non si sa cosa fare e come farlo, così non si rischia di non capirsi.
Il coraggio di Nora
Poi sono andato alle elementari, e alle elementari ho conosciuto Nora. Nora era una mia compagna di classe che insieme ad altre due o tre amiche veniva presa in giro in continuazione dal bulletto della scuola. Lui faceva scherzi stupidi, tipo tirare la terra sui vestiti puliti, e loro erano molto spaventate. Tutte, tranne Nora. Che era coraggiossisima! E ogni volta rideva in faccia al bulletto, oppure gli rispondeva o andava a dirlo alla maestra, prendendo sempre le difese delle sue compagne.
E questo è il modo in cui Nora, a otto anni, mi ha insegnato a essere coraggioso, a farmi rispettare e a difendere i miei diritti.
L’amicizia di Maria
Arrivato alle medie, che erano in un altro quartiere, non conoscevo nessuno. Ed era un bel problema! Perché sono sempre stato uno molto timido, che faceva fatica a cominciare a parlare con gli altri se non li conosceva bene. Per fortuna, dopo pochi giorni, la professoressa d’italiano mi ha messo come vicina di banco Maria. E Maria era una comica nata! Tipo che ogni due minuti se ne usciva con una battuta che mi faceva scompisciare dalle risate, anche quando ero teso per un’interrogazione o triste perché avevo preso un brutto voto.
E questo è il modo in cui Maria, a undici anni, mi ha insegnato cos’è l’amicizia, ossia stare vicino a una persona, volergli bene e, quando serve, farle vedere il mondo da un’altra prospettiva.
L’impegno di Michela
Il liceo è lungo, Ventitrentiane e Ventitrentiani: sono cinque anni di studio con un sacco di materie difficili, come Latino e Greco. E per cinque anni, il migliore della mia classe è sempre stato una “migliora”!
Lo vedete il pregiudizio che c’è pure nella nostra lingua. È talmente dentro di noi che non abbiamo neanche la parola “migliora” perché, sotto sotto, ancora in tanti pensano che il migliore debba essere per forza un maschio. Ma non è così: in classe mia la più intelligente è sempre stata Michela. Anzi, dire che era era la più intelligente non basta. Era quella che si impegnava di più, oltre che una delle persone più altruiste che ho conosciuto. E lo so che avete pensato tutti a una secchiona, ma Michela era un fenomeno anche a giocare a pallavolo e, quando avevo la fortuna di fare il capitano, la sceglievo sempre nella mia squadra. Oggi la mia amica, che era brava sia in matematica che in italiano, è una “scienziata delle parole” di grande successo.
E questo è il modo in cui Michela, a sedici anni, mi ha insegnato a impegnarmi. Cioè? Cioè a credere in me stesso sempre, qualsiasi cosa facessi, in particolare per realizzare i miei sogni.
Il multitasking delle mie colleghe
Ed eccoci a qualche anno fa, quando sono arrivato a Milano, in un’azienda che è a stragrande maggioranza femminile. Io mi ci sono trovato fin da subito benissimo. E le mie colleghe mi hanno insegnato un lavoro mentre facevano il loro lavoro e altre milioni di attività. Non vi nascondo che questa capacità di fare più cose insieme (in inglese si chiama multitasking), è davvero una delle doti che invidio di più alle mie colleghe, e ogni giorno mi sforzo un po’ per impararla anch’io.
Mia moglie
E poi ho conosciuto mia moglie. E come vedete non ho aggiunto altro nel titolo. Perché mia moglie mi ha re-insegnato tutto daccapo, e molto, molto altro. Sì, avete capito. Quello che già sapevo, me l’ha fatto vedere da un’altra prospettiva, e così mi sono reso conto che spesso noi uomini impariamo le cose e guardiamo il mondo in automatico da un punto di vista maschile. Mentre le donne le apprendono in modo doppio da subito: imparano le cose dal punto di vista di una donna e da quello di un uomo.
E questo è il modo in cui mia moglie mi sta insegnando che dovrò domandarmi sempre su qualsiasi argomento se ho un po’ di pregiudizio da uomo.
Volete un esempio?
Le donne russe che fermarono la guerra
Se avete letto l’articolo di Giorgia lo sapete, la Giornata Internazionale dei Diritti della Donna si festeggia l’8 marzo perché le donne in Russia nel 1917 manifestarono per fermare la Prima guerra mondiale. E questo è proprio un bel esempio di donne che presero per mano i loro uomini e gli spiegarono che non c’era solo il loro modo per risolvere i problemi. È brutto dover pensare che a distanza di un secolo, alcuni di noi non l’abbiamo ancora capito, soprattutto nella Russia di quelle donne tanto coraggiose.
Il tempo… di mia nonna
Quelle che vi ho raccontato sono solo alcune delle cose che le donne mi hanno insegnato. E io credo che dovremo continuare a celebrare l’8 marzo anche se un giorno non ce ne fosse più bisogno, anche quando si sarà raggiunta la parità di genere in tutto il mondo. Perché le giornate speciali servono proprio a questo: a ricordarci l’importanza del tempo che dedichiamo alle persone e ai valori che contano per vivere bene insieme.
La Giornata mondiale del vivere in Pace ci serve per impegnarci a dare tempo alla pace, e dovremo sempre dare del tempo alla pace perché fiorisca. Allo stesso mondo, la Giornata contro la discriminazione ci serve per impegnarci a dare tempo alla lotta contro le discriminazioni, e dovremo sempre lottare contro qualsiasi discriminazione. E la Giornata Internazionale dei Diritti della Donna ci ricorda di dedicare tempo non solo alla realizzazione della parità di genere, ma alle donne in generale, sempre, anche a parità raggiunta.

Ed ecco qua l’unica immagine nella mia testa che è anche fuori dalla mia testa: è una foto della mia nonna, la prima donna che mi ha dedicato del tempo quando mia madre non poteva dedicarmelo perché doveva andare a lavorare. E su questo diritto, il diritto delle donne di lavorare e avere dei figli, sono convinto che possiamo ancora fare molto. Se sei mamma, fai più fatica a trovare lavoro, se hai un lavoro e diventi mamma è spesso ancora un problema…
Oh, quasi dimenticavo… Vi ricordate che l’8 marzo si regalano le mimose, vero? Ecco, fatelo anche quest’anno: regalate una mimosa a una donna che vi ha insegnato qualcosa. E ringraziatela per questo.
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