
Vaccini anti-Covid nel mondo: la lotta al virus si vince (o si perde) tutti insieme
Scienziati e ricercatori che lavorano ai vaccini contro il coronavirus hanno segnato un record e il mondo ha esultato davanti a questo incredibile successo: non era mai capitato che un vaccino, anzi più vaccini, venissero scoperti e sviluppati in così poco tempo.
Ora però si tratta di non perdere la sfida successiva, che è quella di far arrivare i vaccini in tutto il mondo. Da sola la scienza non basta e la magia (in questi casi) non esiste… quello che serve è un grande impegno a livello globale.
Anche in Africa si comincia a vaccinare

Ci sono buone notizie! La settimana scorsa, il 24 febbraio, un aereo con 600.000 dosi di vaccino è atterrato in Ghana, in Africa occidentale. Il 26 febbraio altre 500.000 dosi sono arrivate nel Paese accanto, la Costa d’Avorio. Ieri, 2 marzo, nuova consegna, questa volta in Nigeria, il Paese più popoloso del continente: 4 milioni di dosi. E così finalmente, grazie a un’alleanza internazionale chiamata Covax, anche nell’Africa a sud del Sahara può partire la “macchina” per la distribuzione dei vaccini.
Non basta: i vaccinati sono pochi e quasi tutti in pochi Paesi
In Italia lo sentiamo dire tutti i giorni: le vaccinazioni procedono a rilento, la “campagna vaccinale” va potenziata. Ma allarghiamo un po’ lo sguardo: che cosa succede nel resto del mondo?
Le persone sulla Terra sono 7,5 miliardi. Quelle che hanno già fatto una puntura di vaccino (= una dose) sono circa 250 milioni. Tuttavia, come sai, molti vaccini prevedono non una, ma due punturine a distanza di un po’ di tempo. Ed ecco che le persone che davvero si possono considerare vaccinate sono solo 54 milioni: poco più dell’1% della popolazione mondiale.
E sai dove vivono queste persone? Quasi tutte nei Paesi ricchi.
Vuoi saperne di più?
- Per quali motivi i Paesi poveri faticano a far partire le vaccinazioni?
- Che cos’è e come funziona l’alleanza Covax?
- Una lotta da combattere fianco a fianco: o si vince tutti o si perde tutti.
Perché l’Africa è rimasta indietro?

La settimana scorsa l’Organizzazione Mondiale della Sanità (che fa parte dell’ONU ed è spesso nominata solo tramite la sua sigla: OMS) ha detto che l’80% delle dosi di vaccino è stato somministrato in soli 10 Paesi. Fino a due settimane fa nessun vaccino era ancora stato fatto in nessun Paese dell’Africa a sud del Sahara. Adesso, come abbiamo visto, qualcosa si sta muovendo e, oltre a Ghana, Costa d’Avorio e Nigeria, altri Paesi hanno iniziato a vaccinare, ma tanti altri no e dovranno aspettare forse fino alla fine del 2021…
Il problema è che i vaccini sono pochi e i Paesi africani sono poveri. Un Paese povero non ha le stesse possibilità di un Paese ricco di acquistare i vaccini. I Paesi ricchi tra l’altro si erano portati avanti, prenotando i vaccini prima ancora che passassero tutti i test.
I Paesi poveri poi hanno molti altri problemi: ospedali malandati e inadeguati, pochi medici e infermieri, strade e strutture in pessime condizioni, cosa che crea grossi problemi per il trasporto e la conservazione dei vaccini a basse temperature (vedi anche Agenda 2030, Obiettivo 3 e Obiettivo 6). Per non parlare delle guerre in corso.
Covax: un’alleanza per donare i vaccini ai Paesi poveri
È proprio come stai pensando: si tratta di un’ingiustizia enorme! Il diritto alla salute è un principio che dovrebbe valere per tutti in tutto il mondo e invece, ancora una volta, scopriamo che ci sono delle grandissime disuguaglianze.
Per far fronte a questo problema già a giugno 2020 è nato Covax, una rete che unisce organismi internazionali come l’OMS e l’UNICEF e vuole assicurarsi che i vaccini anti-Covid raggiungano anche i Paesi più poveri di tutti i continenti.
Come funziona Covax
Al programma Covax partecipano 190 Paesi: 98 di questi sono ricchi o benestanti, gli altri 92 sono poveri o comunque più in difficoltà. Per fornire vaccini a tutti, Covax innanzitutto si mette d’accordo con i produttori e stabilisce un prezzo per ogni vaccino. Ai Paesi ricchi viene quindi chiesto di pagare questo prezzo per intero, mentre quelli poveri pagano solo un contributo. Ci sono anche alcuni Paesi ricchi – come Germania, Francia e Spagna – che partecipano al programma ma non prendono per sé i vaccini di Covax: li pagano e li lasciano ai Paesi poveri. Ai donatori cosiddetti “pubblici” (Stati e unioni di Stati) si aggiungono poi i donatori privati. E di donatori c’è sempre bisogno, perché i soldi necessari non sono ancora stati raccolti tutti.
L’obiettivo per il 2021 di questo sforzo collettivo è procurare entro fine anno almeno 2 miliardi di dosi, di cui 1,3 miliardi da distribuire ai Paesi più poveri, per proteggere innanzitutto medici e operatori che si trovano in prima linea.

L’unica strategia vincente è non lasciare indietro nessuno
Ormai ti risulterà lampante che quello che si cerca di fare all’interno dei singoli Paesi – vaccinare prima le persone a rischio e poi man mano tutti gli altri – andrebbe fatto a livello mondiale. Perché, come ci ripetono OMS e UNICEF, la lotta alla pandemia “si vince o si perde tutti insieme”.
È una questione di equità, ma è anche l’unica strategia vincente contro il Covid, per gli stessi Paesi ricchi. Il rischio infatti è che, mentre questi ultimi si accaparrano tutte le dosi disponibili, nel mondo si moltiplichino le varianti. Di sicuro ne avrai sentito parlare. In questo momento le più “famose” sono quella inglese e quella sudafricana, ma ce n’è anche una brasiliana, una californiana, una nigeriana… Il virus, come tutti gli organismi viventi, fa di tutto per sopravvivere, cambia caratteristiche e diventa più resistente e difficile da sconfiggere. E questo può rendere inefficaci i vaccini.
“Dobbiamo prenderci cura del mondo nella sua globalità”, ci avverte il professor Alberto Mantovani, uno dei più importanti scienziati italiani. E uno dei modi migliori per farlo è… collaborare (vedi Obiettivo 17).