
25 aprile: perché l’anniversario della liberazione d’Italia è ancora importante?
Care ventitrentiane e cari ventitrentiani, diciamocelo senza vergognarci troppo: nell’ultimo anno è stato veramente difficile resistere in casa così tanto tempo. E la verità è che non sappiamo bene quanto ancora dovremmo passarne. Alcuni di voi sono già tornati a scuola, altri lo faranno presto, ma non siamo completamente fuori pericolo, perché questo Covid si è rivelato un nemico proprio tosto da sconfiggere. Il vaccino, sicuramente, ci aiuterà ad arrivare prima alla vittoria, ma dobbiamo avere ancora pazienza. E lo sapete qual è il modo migliore per trovare la forza per resistere un altro pochino? È cercare dei motivi giusti per farlo. Io uso sempre questo trucco quando non ho voglia di fare qualcosa: cerco un buon motivo che mi spinga ad agire.
Per esempio: quante volte la sera ci capita di non avere voglia di lavare i denti? Tantissime! Ecco, per convincermi io penso: “Pier, se non te li lavi, ti verranno le carie e ti toccherà andare dal dentista”. IL DENTISTA! Mi basta nominarlo per fiondarmi in bagno a spazzolare i denti. Le buone motivazioni sono tutto nella vita, sono la spinta che ci serve per fare le cose che non ci piace fare, ma anche per fare quelle che ci piace fare. Dunque per “resistere”, ma anche semplicemente per “esistere”.
Un buon motivo per resistere!
Già sento le vostre urla di protesta per la lunghezza di questa premessa, quindi arriviamo al nocciolo: oggi ho deciso che vi parlerò del 25 aprile, ovvero dell’anniversario della liberazione d’Italia, per raccontarvi di come tanti anni fa i più coraggiosi fra gli italiani resistettero all’occupazione del nostro paese da parte dei tedeschi e dei fascisti durante la Seconda Guerra Mondiale, combattendo fianco a fianco per riconquistare la libertà che avevamo perso.
Non è un caso se quel periodo storico si chiama Resistenza, e io penso che ricordarlo insieme potrebbe aiutarci a trovare dei buoni motivi per continuare anche noi a resistere nella battaglia che stiamo affrontando.
Anzi, la ragione più importante ve la anticipo subito: dobbiamo continuare a stare attenti al virus perché così proteggiamo quelle persone che un tempo hanno resistito per noi. Ormai sono molto poche e sono molto anziane. E persino molti dei loro figli sono avanti negli anni. Ma tutti loro sono gli ultimi testimoni diretti di uno dei periodi più importanti della nostra storia, quello che va dal 1943 al 1945.

Dalla Resistenza alla Liberazione: una storia di eroi
Venti anni di dittatura
Come sempre, per capire l’importanza di una data, in questo caso il 25 aprile 1945, occorre fare un po’ di storia. In particolare, prima di vedere come abbiamo fatto a riconquistare la libertà, dobbiamo capire com’è che l’abbiamo persa.
Alla fine della Prima Guerra Mondiale, il nostro paese si era ritrovato in una profonda crisi. L’enorme numero dei morti e dei feriti in battaglia, la distruzione dei paesi e delle città che aveva lasciato un sacco di persone senza casa, l’aumento dei disoccupati che non avevano più un lavoro portarono molti italiani a credere nelle promesse di Benito Mussolini, il capo del Partito Nazionale Fascista. Nel giro di pochi anni, il suo movimento acquisì sempre più forza, fino a spingerlo a prendere il potere con un atto di violenza, la famosa marcia su Roma avvenuta il 28 ottobre 1922.
Iniziano così i venti anni di dittatura di Mussolini, durante i quali gli italiani persero progressivamente i loro principali diritti, poiché tutte le decisioni più importanti erano prese da quell’unica persona che stabiliva cosa si poteva e cosa non si poteva fare. E chi non era d’accordo con il suo pensiero veniva perseguitato, torturato, ucciso o costretto a emigrare.
Inoltre, a partire dal 1938, in seguito all’alleanza di Mussolini con Adolf Hitler, anche in Italia entrarono in vigore le leggi razziali contro gli ebrei, che furono alla base del folle progetto del dittatore tedesco di eliminare tutti gli appartenenti a questo popolo (vedi articolo sul Giorno della Memoria).

Due anni di lotte
Quando nel 1939 scoppiò la Seconda Guerra Mondiale, per Mussolini fu dunque naturale schierarsi a fianco della Germania di Hitler e del Giappone per formare le potenze dell’Asse, che combatterono per diversi anni le forze Alleate di Gran Bretagna, Stati Uniti e Unione Sovietica.
Come saprai, nel 1943, dopo tre lunghi anni di guerra segnati da sconfitte, distruzioni e morti, l’Italia si arrese alle forze Alleate (che nel frattempo erano sbarcate in Sicilia). Ma l’esercito nazista di Hitler era ancora ben presente nel nostro Paese e non sembrava minimamente intenzionato ad arrendersi, proprio come lo stesso Benito Mussolini.
Dopo essere stato privato del comando dal re Vittorio Emanuele III, il dittatore italiano era stato imprigionato sul Gran Sasso ma, liberato dai tedeschi, aveva formato nel Nord del paese la Repubblica Sociale Italiana, conosciuta anche come Repubblica di Salò, e da lì cercava di tornare al potere.
È a questo punto che in tanti si resero conto che bisognava combattere i nazisti e i fascisti per fare in modo che l’Italia ritornasse a essere un paese libero. Iniziò così quel periodo, che va dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945, conosciuto come Resistenza o Lotta di Liberazione.
La Resistenza
In questi due anni migliaia di giovani ragazzi e ragazze, che vanno sotto il nome di partigiani, lottarono contro l’occupazione tedesca e le squadre fasciste una guerra durissima. Anche se non formarono mai un vero e proprio esercito, si organizzarono nei vari comitati di liberazione nazionale che via via sorsero in tutto il territorio.
I primi gruppi si costituirono sulle Prealpi e sul Preappennino perché così avevano a disposizione zone sicure in alta montagna dove nascondersi. Spesso, infatti, i combattenti scendevano a valle solo per attaccare i nemici. Poi tornavano in quota, dove aspettavano notizie e provviste portate dalle famose staffette partigiane, per la maggior parte giovani donne che avevano il compito di fare da collegamento tra chi restava in pianura e chi saliva sui monti.
La data del 25 aprile 1945 è stata scelta come simbolo di questa lotta perché quel giorno il Comitato di liberazione nazionale Alta Italia (il Clnai) ordinò un’insurrezione generale (cioè una rivolta di massa) nei territori ancora schiacciati dall’occupazione. Fu così che cominciò la ritirata dei tedeschi e dei fascisti dalle principali città del Nord, ossia Milano e Torino. Quella stessa sera Benito Mussolini provò a fuggire dal capoluogo lombardo, ma due giorni dopo fu catturato e fucilato.

Non essendo un esercito, i partigiani non avevano una divisa, ma per riconoscersi portavano un fazzoletto legato al collo
Una vita per la libertà
Da quando nel 1946 il governo italiano provvisorio guidato da Alcide de Gasperi ha stabilito, con un decreto, che il 25 aprile sarebbe stata festa nazionale, ogni anno in tutte le città italiane vengono organizzate manifestazioni pubbliche per ricordare quel giorno.
All’indomani della guerra, la neonata Repubblica Italiana ha sentito inoltre il bisogno di omaggiare non solo singoli combattenti, militari o partigiani, ma anche quelle istituzioni (comuni, città, province, regioni, università) a cui è stato riconosciuto un ruolo determinante nella Guerra di Liberazione.
Tra quelle che hanno ottenuto la Medaglia d’oro al valor militare c’è anche la provincia dove sono nato io, Massa-Carrara, che all’epoca si chiamava ancora Apuania. Nella targa qua sotto potete leggere la ragione di questa assegnazione.

E tra i partigiani che persero la vita per restituirci la libertà c’è anche il giovane carpentiere Aldo Salvetti, che si unì ai combattenti della Lunigiana a soli vent’anni, facendosi notare subito per il suo grande coraggio. Purtroppo, il 19 settembre 1944 fu catturato durante un attacco al presidio tedesco di Castagnola e fu trascinato dai nazisti per le strade del paese prima di essere ucciso pubblicamente.
Ve ne parlo perché questo ragazzo era nato nel mio quartiere, Mirteto, e a lui è intitolata la strada in cui sono cresciuto, via Aldo Salvetti. Sua sorella, la mitica Giuseppina, era la bidella della scuola elementare che ho frequentato quando era piccolo. Ricordo ancora quando raccontava a noi bambini la storia di Aldo, che chiudeva sempre con la frase “Mio fratello è stato un eroe”.

Festeggia anche tu il 25 aprile: uno spunto attivo
Data la difficile situazione in cui ci troviamo, anche quest’anno non sarà possibile radunarsi in piazza per festeggiare il 25 aprile tutti insieme. Allora ti propongo un modo diverso per ricordare questa data: prova anche tu ad andare a spasso per il tuo quartiere, la tua città o provincia, e cerca se c’è qualche strada o qualche monumento intitolato a uno degli eroi o eroine della nostra Resistenza. È molto probabile che scoprirai una bella storia da condividere con i tuoi compagni di classe, che a loro volta te ne racconteranno altre. E così potrete contribuire a mantenere viva la memoria di un periodo fondamentale della nostra Storia collettiva, e di ragazzi e ragazze che hanno cambiato il mondo.
Scarica qui la SCHEDA INTERATTIVA

Illustrazione di copertina © Lucia Conversi
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