
Che cosa dice il DPCM Natale? Ma soprattutto, che cos’è un DPCM?
L’ultimo DPCM per l’emergenza Covid è uscito il 3 dicembre 2020. L’hanno chiamato DPCM Natale, perché sarà valido fino al 15 gennaio. Durante questo periodo continueremo a seguire le regole già fissate, ma ci sono dei limiti “speciali” da rispettare in tutta Italia proprio nei giorni delle feste. Dal 21 dicembre al 6 gennaio per esempio non ci si potrà spostare da una Regione all’altra; il 25 e 26 dicembre e il primo gennaio non ci si potrà spostare neanche da un Comune all’altro. Piccoli e grandi sciatori, inoltre, devono mettersi il cuore in pace: quest’inverno le piste non apriranno fino al 6 gennaio. Poi si vedrà…
“DPCM” è una parola che probabilmente non avevi mai sentito e che hai imparato nel corso di questo anno così strano. Forse non sai che cosa significa, ma di sicuro l’hai sentita ripetere molte volte al telegiornale e nei discorsi degli adulti, in frasi come: “È stato firmato il DPCM”, “Questo DPCM cerca di evitare un nuovo lockdown”, “Nel DPCM è previsto il ritorno nelle aule scolastiche a partire da gennaio” e così via.
In realtà DPCM non è neanche una parola ma una sigla, che si usa per dire in modo più veloce un nome lungo e un po’ solenne: Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Per saperne di più
- Che cos’è un DPCM?
- Chi è e dove lavora il Presidente del Consiglio?
- Leggi il racconto del 2020 di DPCM in DPCM.
D come Decreto: che cos’è?
Un decreto è una “decisione”, anzi una serie di decisioni che vengono scritte in un documento e diventano regole da rispettare.
Normalmente, in Italia, le regole le scrive il Parlamento e si chiamano leggi. Un decreto è una cosa diversa e non lo fa il Parlamento: lo può fare un membro del Governo (un Ministro o il Presidente del Consiglio), oppure tutti i Ministri riuniti in Consiglio, oppure il Presidente della Repubblica.
Ora prova a immaginare una scala: alcuni tipi di decreto stanno in alto, sullo stesso gradino delle leggi; altri invece, come i DPCM, stanno un gradino più giù (ma sono comunque da rispettare, eh!).
Perché in questa emergenza si parla più di DPCM che di leggi con la L maiuscola? Il motivo è che per affrontare l’epidemia bisogna fare presto e i DPCM sono i decreti più veloci da scrivere.
Per scrivere una legge ci vuole tempo e, una volta scritta, deve essere approvata prima di diventare valida; durante questo percorso spesso viene rivista molte volte. Appena firmati, invece, i decreti entrano subito in vigore, cioè diventa subito obbligatorio rispettarli. Inoltre, ogni DPCM dura per un tempo limitato, così può essere facilmente sostituito seguendo gli sviluppi della situazione.
L’altro lato della medaglia è che non c’è tempo di parlarne più di tanto, alzare la mano, proporre modifiche… insomma, tutto quello che si fa di solito in una democrazia. La decisione è presa, punto.
PCM come Presidente del Consiglio dei Ministri: Giuseppe Conte
Giuseppe Conte è il nostro Presidente del Consiglio dei Ministri o Presidente del Consiglio o Primo Ministro.
L’hai senz’altro visto molte volte in televisione, nei servizi dei telegiornali o mentre parlava direttamente a noi, durante le conferenze stampa, spiegandoci proprio cosa sarebbe cambiato nella nostra vita di tutti i giorni con il nuovo DPCM che aveva appena firmato.
Infatti è lui che scrive e firma questi decreti, dopo aver consultato i Ministri che si occupano del problema (quello della salute, quello dell’economia, quella della scuola…) e altre persone, per esempio i Presidenti delle Regioni o gli esperti del Comitato Tecnico Scientifico (CTS).
Palazzo Chigi, a Roma, è la sua sede di lavoro: lì si discute e si prendono decisioni anche fino a tarda notte, soprattutto durante le emergenze…

20 DPCM in 11 mesi
In questo periodo si parla tanto di DPCM perché ne sono stati scritti davvero tanti per affrontare l’emergenza Covid. Dalla fine di febbraio, quando l’epidemia è esplosa in Italia, alla metà di dicembre sono passati meno di 11 mesi… e sono entrati in vigore ben 20 DPCM!
Se hai già imparato a fare la media aritmetica, sai che sono circa due al mese.

Le regole più famose (e dure) di quest’anno le hanno fissate loro
Tutti questi DPCM hanno stabilito regole che hanno cambiato da un giorno all’altro la nostra vita. Ci hanno detto come dovevamo comportarci, che c’erano posti in cui non potevamo più andare, che c’erano persone che non potevamo più vedere. Per esempio: da domani non si va più a scuola; non si va più in pizzeria; si esce sempre con la mascherina, e così via.
Non è mica uno scherzo: sono stati messi dei limiti a dei diritti fondamentali, scritti nella nostra legge più importante, la Costituzione. Come la libertà di muoversi o il diritto di andare a scuola, appunto. Ma c’era una necessità più grande, e cioè garantire la salute di tutti, perché senza quella non si può fare nient’altro…
Il 2020 raccontato dai DPCM
- Il 23 febbraio arriva il primo DPCM che crea una zona rossa, isolando 11 comuni del Nord Italia dove il Coronavirus si è molto diffuso. Nei giorni successivi, una raffica di DPCM chiude altre zone rosse e mette limiti sempre più forti. E infine è il momento di quello del 9 marzo, che si chiama Io resto a casa e mette sotto chiave – in lockdown – tutta l’Italia.
- Il 26 aprile si apre uno spiraglio: un DPCM ci dice che il lockdown “duro” può finire e che inizierà la fase 2, con le prime riaperture di negozi e posti di lavoro; le scuole però, come ben sai, resteranno chiuse.
- Il DPCM dell’11 giugno dà il via alla fase 3 (che durerà fino al 7 ottobre): si torna alla normalità, per esempio aprono i centri estivi.
- Ben presto però ci ritroviamo di nuovo in emergenza e il 13 ottobre esce il primo DPCM della seconda ondata di contagi. Quello del 3 novembre porta con sé una novità: le Regioni italiane vengono distinte in gialle, arancioni e rosse, un sistema a tre colori per dire che non siamo tutti nella stessa situazione e che bisogna agire in modo diverso di Regione in Regione. Analizzando i dati settimana per settimana, il Ministro della Salute decide se una Regione passa da un colore a un altro.
- Ed eccoci infine al 3 dicembre: l’ultimo DPCM conferma il sistema dei tre colori ma stabilisce regole più severe per i giorni di Natale e Capodanno. Un sacrificio, sì, ma l’obiettivo è importante: evitare la terza ondata di contagi.
E la storia continua…