Il contadino francese che aiuta i migranti in nome di: “Liberté, égalité, fraternité”

Il contadino francese che aiuta i migranti in nome di: “Liberté, égalité, fraternité”

9 Aprile 2021 0 Di Micaela

«Io sono un cittadino francese e amo il mio Paese». 
40 anni, occhiali, barba e baffi, capelli lunghi raccolti in un piccolo chignon. Maglione e scarpe da montagna. È un bel tipo Cédric Herrou: un giovane contadino che vive coltivando olive e allevando galline in Val Roia, sul confine tra Italia e Francia. Anzi, la valle è proprio divisa a metà: in alto è Francia, in basso è Italia. 
Eppure, da 5 anni Cédric è “in lotta” con lo Stato francese. Perché?
La risposta sta, in parte, proprio in quel confine. E, per un’altra parte, nelle tre parole che ancora oggi, dai tempi della Rivoluzione francese, sono il motto ufficiale della Repubblica di Francia, cioè gli ideali più alti a cui si ispira:

Libertà, uguaglianza, fratellanza

Cédric, a un certo punto, si è trovato a scegliere, e ha scelto la parte che parla di fraternité.

La rotta dei migranti nella Val Roia, tra Italia e Francia

La valle di Roia, come ogni posto di confine, è un luogo di passaggio. Da qualche anno, però, da lì non passano solo lavoratori, turisti e merci, ma anche migranti. Sono soprattutto africani (somali, eritrei, sudanesi), che scappano dalla guerra. Risalgono la valle per entrare in Francia evitando la frontiera italo-francese di Ventimiglia, dove i controlli sono più frequenti. 
Cédric e gli altri abitanti della valle li vedono tutti i giorni: uomini, donne e bambini che vengono respinti dalla polizia di confine e a quel punto si trovano semplicemente abbandonati a se stessi, perché i centri di accoglienza sono stati smantellati.

E allora, qualcuno pensa di mettere giù delle tende da campeggio che ha nel garage, per dare a quelle persone un posto dove potersi fermare un attimo a riposare. Porta del cibo, acqua. Cédric ha fatto arrivare nel suo terreno, con degli elicotteri, addirittura due roulotte.
Li vedono anche mentre risalgono la valle di notte, quando il rischio di venire scoperti è minore ma è maggiore il freddo e il pericolo di essere travolti sul ciglio di quelle strade buie. E allora, come fa Cédric, qualcuno gli dà un passaggio col suo furgone, anche se sa che stanno passando illegalmente.

Rimettere al centro le persone e i diritti umani

All’inizio, dice Cédric, non stai a pensare a che cosa dicono di preciso le leggi. Aiuti le persone: sono loro, in carne e ossa (e stanchezza, fame e sete), che hai davanti. Ma pian piano anche lui si è informato e ha cercato di capire. E quello che ha capito è che i migranti vengono respinti dalla polizia di frontiera senza poter far valere i propri diritti: spesso vengono rimandati indietro anche i ragazzi minorenni non accompagnati, che invece dovrebbero essere accolti, o persone che hanno i documenti per poter fare richiesta di asilo, se solo gli permettessero di arrivare a Nizza… Ma, prima ancora, tutta la storia di queste persone, dal loro Paese di origine fino a qui, è segnata dal mancato rispetto dei diritti umani.

Il problema delle frontiere non è semplice, e coinvolge non i singoli Paesi ma tutti i Paesi insieme, perché una frontiera ha sempre due lati. Così come anche il problema dell’immigrazione deve essere affrontato a livello internazionale. Cédric ammette di non avere le conoscenze per dire qual è la soluzione, ma quello di cui è sicuro è questo:

Bisogna rimettere al centro di tutto gli esseri umani

La solidarietà non è un reato

Per quello che fa, Cédric è stato arrestato, è stato multato, ha subito 5 processi con l’accusa di “favoreggiamento dell’immigrazione irregolare”. Lui invece lo chiama, con una triste ironia, “reato di solidarietà”… ma la solidarietà può essere un reato?
La risposta è NO.
Ci ha messo tanto ad arrivare, ed è una risposta che non mette tutti d’accordo, perché in tanti non condividono quanto fa Cédric. Ma la risposta ufficiale della giustizia francese adesso è definitiva: Cédric è stato assolto perché ha aiutato quelle persone in modo disinteressato, “in nome del principio di fratellanza”. Ricordate? Liberté, egalité, fraternité.
Questo spiega anche perché Cédric non si ritiene un “disobbediente civile”: per come la vede lui, non ha infranto nessuna legge, semmai il contrario, ha agito seguendo uno dei valori costituzionali fondamentali del suo Paese. Tanto che, a chi gli chiede perché ha aiutato quelle persone, lui rigira la domanda: “Perché, piuttosto, non lo ha fatto lo Stato?” 

Questa sentenza francese è importantissima, anche per il futuro e si spera anche per altri Stati, perché riconosce la libertà di aiutare gli altri, senza dover chiedere se hanno un documento o un certificato. Un po’ come la “legge del mare”: se qualcuno sta affogando, lo salvi.

Foto di © Éric Ottino

Un omaggio “artistico” a Cédric sui muri di Nizza

A Nizza, una città francese non molto distante dal paesino di Cédric, Breil-sur-Roya, ogni anno il Comune dona pezzi di muri grigi della città ad alcuni artisti perché possano renderli più belli con opere di street art. Si chiamano “muri di libera espressione”, perché gli artisti possono rappresentare quello che vogliono. 
E quest’anno uno di loro, Brian Caddy, ha deciso di fare un ritratto di Cédric, perché «Cédric Herrou simboleggia l’aiuto alle persone in difficoltà, è un umano, con un cuore vero, ha lottato per far cambiare le cose.»