
Oggi la “Dichiarazione universale dei diritti umani” compie 72 anni
Il 10 dicembre del 1948 né tu né io eravamo ancora nati. Nemmeno i tuoi genitori… forse c’erano i tuoi nonni, ma erano molto piccoli: parliamo di più di 70 anni fa!
Eppure quel giorno così lontano è successo qualcosa che ci riguarda ancora oggi: riguarda me, te, e anche chi verrà dopo di noi. Quel giorno l’ONU, un’organizzazione formata da Paesi di tutto il mondo, ha firmato un importante documento che parla di diritti e libertà, e che inizia così:
Tutti gli uomini nascono liberi e uguali.
Questo documento è la Dichiarazione universale dei diritti umani e dice delle verità così importanti che l’ONU ha chiesto di diffonderla in tutto il mondo e di tradurla in tutte le lingue possibili.

Il 10 dicembre, il giorno in cui la Dichiarazione è stata approvata, è stato anche scelto come Giornata mondiale dei diritti umani, una giornata speciale per ricordarci che nel mondo c’è ancora chi non viene trattato come un essere umano.
Vieni con me: andiamo a vedere che cosa dice questo documento così fondamentale.
- Perché si intitola Dichiarazione universale dei diritti umani? Scopriamo che cosa sono i diritti umani.
- Perché serviva un documento sui diritti umani? Ce lo spiega l’ONU.
- Che cosa c’è scritto nella Dichiarazione? Leggiamo i nostri diritti e le nostre libertà.
- E oggi? Una strada da seguire.
Dichiarazione universale dei diritti umani, un titolo difficile!
Per capire di che cosa parla la Dichiarazione, dobbiamo partire dal titolo che gli hanno dato.

- DICHIARAZIONE: è un documento che “dichiara”, cioè afferma dei princìpi, delle idee. Più precisamente contiene 30 affermazioni, chiamate “articoli”.
- UNIVERSALE: significa che riguarda tutti gli uomini di tutto il mondo e di ogni tempo.
- DEI DIRITTI UMANI: i diritti sono qualcosa che è giusto che le persone abbiano; per esempio, è giusto che tu possa andare a scuola. Ci sono tanti “tipi” di diritti, che riguardano aspetti diversi della nostra vita, ma i “diritti umani” sono quelli che abbiamo fin dalla nascita per il semplice fatto che esistiamo, che siamo esseri umani: sono il diritto alla vita, alla libertà, a soddisfare i bisogni fondamentali come mangiare, vestirsi, avere una casa. Questi diritti sono “inalienabili”: vuol dire che nessuno può toglierceli, perché altrimenti calpesta la nostra umanità, ci impedisce di essere felici, è come se ci dicesse “tu non vali niente”.
Il prossimo passo che dobbiamo fare insieme, ora, è capire perché serviva (e serve!) una Dichiarazione universale dei diritti umani. Facciamo un salto indietro nel passato…
1948: l’ONU e l’impegno per la pace e la giustizia

Il 10 dicembre 1948, in un importante palazzo di Parigi era in corso l’Assemblea Generale dell’ONU, l’Organizzazione delle Nazioni Unite.
L’ONU era nata nel 1945: alcuni Paesi, subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale, avevano infatti deciso di unirsi in un’organizzazione per mantenere e diffondere la pace. Lo scopo dell’ONU era appunto convincere gli Stati a parlarsi, a cercare un accordo, invece che fare la guerra.
Nel 1948, quindi, l’ONU era praticamente appena nata, ed era formata da 58 Paesi (oggi sono 193, quasi tutti quelli del mondo!). 48 di quei Paesi, quel giorno, decisero di approvare la Dichiarazione universale dei diritti umani.
Il grido del mondo: «MAI PIÙ!»

Per capire l’importanza di questo documento, devi pensare come si sentivano le persone nel 1948: erano passati solo 3 anni da quando era finita una delle guerre più terribili della storia, la Seconda guerra mondiale. Erano stati uccisi milioni di persone, erano stati commessi crimini orribili contro gli esseri umani in nome della razza (come la persecuzione degli ebrei), era stata tolta la libertà a interi popoli.
Le persone che firmarono la Dichiarazione universale dei diritti umani avevano vissuto tutto ciò sulla loro pelle e volevano che quelle ingiustizie non capitassero mai più.
La Dichiarazione era un modo per provare a cambiare la Storia.
Il rispetto per ogni essere umano: i 30 articoli della Dichiarazione
I primi due articoli della Dichiarazione sono i più importanti: tutti gli articoli che vengono dopo si basano su questi. Ecco che cosa dicono:
ART. 1: Tutti gli uomini nascono liberi e uguali in dignità e diritti.
ART. 2: Tutti devono avere gli stessi diritti e la stessa dignità senza distinzioni di razza, sesso, lingua, religione, pensiero politico, ricchezza.
Non importa dove nasciamo, da dove veniamo, quanti soldi abbiamo, in che dio crediamo: siamo tutti uguali. Allora, se siamo uguali, significa che:
- la legge è uguale per tutti (art. 7)
- nessuno può essere schiavo di un altro (art. 4)
- ognuno può avere idee diverse ed esprimerle liberamente (art. 19)
- ognuno può seguire la religione in cui crede (art. 18).
Se siamo uguali, è giusto anche che tutti abbiano le stesse possibilità di vivere una vita felice:
- ognuno deve poter andare a scuola per istruirsi (art. 26)
- deve poter avere un lavoro che gli piaccia e che gli permetta di mantenersi (art. 23)
- deve poter votare per scegliere chi lo governerà (art. 21).
Sempre, ovviamente, rispettando i diritti e le libertà degli altri.
E l’articolo 1 aggiunge anche un suggerimento sul modo in cui si possono raggiungere questi obiettivi: aiutandosi e collaborando gli uni con gli altri.
Una strada (ancora) lunga

La Dichiarazione universale dei diritti umani non è nata dal nulla. Raccoglie l’eredità, le idee di altri importanti documenti del passato.
• Nella Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America (1776), per esempio, si legge per la prima volta una frase bellissima: tutti gli uomini “hanno il diritto alla ricerca della felicità”.
• Nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (1789), scritta durante la Rivoluzione francese, si dice non solo che tutti gli uomini nascono liberi, ma che “La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri”.
La Dichiarazione dell’ONU non è una legge vera e propria, quindi i Paesi non devono rispettarla per forza: è più un accordo, una sorta di “promessa” fatta da chi l’ha firmata. Ma ha segnato una strada da seguire: ha ispirato le Costituzioni (cioè l’insieme delle leggi) di molti Stati e rappresenta un punto di riferimento per chi, nel mondo, lotta per far rispettare i propri diritti.