Cosa succede in Myanmar? Da un mese la popolazione protesta per la democrazia

Cosa succede in Myanmar? Da un mese la popolazione protesta per la democrazia

9 Marzo 2021 0 Di Pier

È da un po’ che nella redazione di VENTITRENTA ci domandiamo se raccontarti questa notizia e soprattutto come farlo. Il motivo è molto semplice. Ci sono storie in cui la vicenda è chiara e i protagonisti sono ben definiti: da una parte ci sono i buoni e dall’altra i cattivi. E per noi che ascoltiamo e guardiamo è abbastanza facile decidere da che parte schierarci. Ecco, questa non è una di quelle storie lì, con il cavaliere senza macchia che si batte contro il drago cattivo.

In questa storia non c’è bianco da una parte e nero dall’altra. A proposito, chi ha stabilito che bianco è buono e nero è cattivo? Ci sarebbe da fare un ragionamento anche su questa cosa qui, come ha fatto Giorgia sull’uso del maschile e del femminile per la Festa della Donna (vedi articolo sotto). Vabbè, dicevo, nella notizia di oggi non è facile individuare colori precisi, e neanche eroi che restano eroi dall’inizio alla fine. Però, pensandoci un po’, mi sono detto: forse è proprio per questo che dobbiamo raccontarla! Perché solo nelle storie inventate è facile capire dove sta il bene e dove sta il male. Nella vita reale invece non funziona così. È tutto più complicato! Anche se, come vedremo, cercando bene dei colori precisi li si trova sempre e, persino in mezzo alla confusione più grande, si riesce a scovare qualcuno innocente, puro, bianco (o nero!).

Ma andiamo per ordine e partiamo dalla data in cui tutto è cominciato: 1 febbraio 2021

Il colpo di Stato in Myanmar: attacco alla democrazia

L’1 febbraio 2021 in Myanmar è avvenuto un colpo di Stato. E che cos’è? Ma soprattutto dov’è il Myanmar? Il Myanmar, conosciuto anche con il nome di Birmania, è uno Stato del sud-est asiatico che confina con India, Bangladesh, Cina, Laos e Thailandia.

L’1 febbraio le forze armate del paese (ossia i soldati dell’esercito) hanno fatto un colpo di Stato, cioè hanno preso il potere con la forza. E addirittura hanno arrestato i capi del partito che aveva vinto le ultime elezioni, tra cui la loro leader, il premio nobel per la Pace Aung San Suu Kyi.

Come avrai intuito, si tratta di un’azione violenta e scorretta, perché se ci sono state state delle elezioni e qualcuno le ha vinte, è giusto che guidi il paese. È il principio della democrazia, ossia di tutte quelle forme di governo basate sul voto del popolo. Ed è per questo che te ne parlo, perché si tratta di una triste notizia che ci riguarda anche se siamo a migliaia di chilometri di distanza. Se ricordi bene, infatti, tra gli obiettivi dell’Agenda 2030 ce n’è uno, l’obiettivo 16, che riguarda proprio il mantenimento della pace, della giustizia e di istituzioni solide in tutte le nazioni.

Un mese di proteste per la democrazia

Ma come può un paese avere un governo solido e stabile se la volontà dei cittadini non è rispettata? E infatti da un mese in Myanmar la gente ha iniziato a protestare scendendo in piazza. E ogni giorno sono sempre di più. Non accettano che l’esercito abbia preso il potere, e purtroppo ci sono già stati anche scontri violenti in cui diverse persone hanno perso la vita.

Una ragazza protesta mostrando un cartello su cui c’è scritto: “Noi non accettiamo il colpo di Stato militare”.

A questo punto sono sicuro che una vocina dentro di te sta pensando: “Ma perché mi hai detto che questa notizia non era chiara e si faceva fatica a capire chi erano i buoni e i cattivi?”. Devo dire che in parte hai ragione: è facile vedere l’ingiustizia del colpo di Stato ed essere d’accordo con chi protesta. Ma se vuoi capire un po’ meglio la situazione, mio caro Ventitrentiano, ti consiglio di seguirmi: partiamo insieme per un bel viaggetto nel tempo!

Viaggio nel tempo in Myanmar: dall’indipendenza ai campi profughi

La lunga battaglia di Aung San Suu Kyi

Il nostro viaggio comincia dal 1947. Il Myanmar all’epoca è ancora conosciuto da tutti come Birmania, perché quello è il nome preferito dai suoi colonizzatori, gli inglesi. Il paese però sta lottando per ottenere l’indipendenza dal Regno Unito, e ci riesce proprio alla fine di quell’anno anche grazie a uno dei suoi eroi nazionali, Aung San, che purtroppo perde la vita in un attentato organizzato da alcuni suoi rivali politici. Ma perché ti parlo di lui? Perché Aung San è il papà di Aung San Suu Kyi, la donna che negli ultimi trent’anni è diventata il simbolo della lotta per la democrazia in Myanmar.

Aung San Suu Kyi

Devi sapere, infatti, che quello dello scorso febbraio, non è il primo colpo di Stato avvenuto nel paese. Il Myanmar è una nazione che ha subito più di un trentennio di dittatura militare a partire dagli anni Sessanta. E Aung San Suu Kyi, che dopo la morte del padre era fuggita all’estero con la madre, negli anni Novanta è tornata in patria proprio per combattere questa ingiustizia, ma l’esercito l’ha costretta agli arresti domiciliari (cioè l’ha incarcerata in casa sua) per quasi quindici anni. È dunque proprio per il suo coraggio e il suo non arrendersi mai che le è stato assegnato il premio nobel per la Pace.

Quando poi finalmente è stata liberata, vent’anni dopo, Kyi ha partecipato come capo del suo partito (la Lega Nazionale per la Democrazia) alla prime elezioni libere che si sono tenute in Myanmar nel 2012. E non solo ha vinto quelle, ma anche le successive del 2015, diventando Consigliere di Stato, una delle cariche politiche più importanti del paese.

Ma quindi, dirai tu, è lei l’eroe della nostra storia? Ha combattuto una battaglia lunghissima per la democrazia e alla fine l’ha vinta. Sì, in parte è così, ma negli ultimi anni la sua figura non sembra essere senza macchia.

Il lato oscuro di Kyi: elezioni truccate e attacchi ai rohingya

I motivi per cui Aung San Suu Kyi nell’ultimo periodo non pare più l’eroe buono di questa storia, ma sembra avere un lato oscuro sono principalmente due.

Innazitutto l’esercito sostiene di aver fatto il colpo di Stato di febbraio perché il partito di Aung San Suu Kyi avrebbe truccato le ultime elezioni. Se questo è vero, noi non lo sapremmo mai con sicurezza. Potrebbe essere anche un’invenzione dei militari per giustificare le loro prepotenze. Ma una cosa è certa: il paese nell’ultimo periodo non era più tanto democratico, al punto che diversi giornalisti dell’opposizione erano stati arrestati.

L’accusa più grave però è un’altra: Aung San Suu Kyi negli ultimi anni non ha fatto nulla per fermare le violenze dell’esercito nei confronti di alcune minoranze del paese, tra cui quella musulmana dei rohingya. Questo gruppo è stato letteralmente attaccato dall’esercito, che ha distrutto e incendiato interi villaggi, costringendo un sacco di persone a cercare rifugio nel vicino Bangladesh.

E io, vedendo questa foto qui sotto, non posso fare a meno di pensare che se devo trovare qualcuno di puro in questa storia, lo vedo solo in quel bambino addormentato e in tutti i ragazzini che lo circondano nel campo di rifugiati in Bangladesh, dove sono finiti senza avere nessuna colpa e dal quale spero possano ripartire verso una casa e una vita migliore.

Tre dita verso il cielo

Alla fine, dunque, mio caro Ventitrentiano, pare che anche in questa notizia qualcuno di veramente buono l’abbiamo trovato. E come spesso accade, non è tra quelli che hanno il potere, ma tra quelli che lo subiscono. Proprio come gli stessi cittadini del Myanmar, che nell’ultimo mese si sono giustamente stancati di vedersi privati dei loro diritti. Se ci pensi, sono persone che lottano da più di mezzo secolo per la libertà. E perciò non hanno paura di scendere ancora una volta in piazza. Lo fanno ogni giorno alzando tre dita verso il cielo. Sai cosa vuol dire? È un gesto che viene dalla famosa saga di libri e film The Hunger Games, dove le tre dita alzate sono un simbolo della ribellione contro un governo oppressivo e autoritario. I manifestanti hanno raccontato che per loro le tre dita significano libertà, uguaglianza e fraternità. Non trovi anche tu che sia un gesto bellissimo per tre valori per cui vale sempre la pena lottare?

Alla prossima, mio caro ventitrentiano, e mi raccomando: stay focused on the goals!

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