NO alla guerra. A questa guerra, a ogni guerra. Sempre e comunque.

NO alla guerra. A questa guerra, a ogni guerra. Sempre e comunque.

1 Marzo 2022 5 Di Micaela

Ciao ragazzi e ciao ragazze,
oggi vi scrivo con una grande tristezza addosso. Ormai lo avrete sentito, o in classe o in famiglia, che cosa sta succedendo in Ucraina, proprio a casa nostra, in Europa. 

Alle 4 del mattino (ora italiana) del 24 febbraio 2022 l’esercito russo ha invaso l’Ucraina, dando inizio a una guerra.

Qui a VentiTrenta ci siamo detti: “Dobbiamo parlarne”, perché sicuramente i ragazzi sono pieni di domande, qualcuno magari è anche spaventato, e, come ogni guerra, ci riguarda tutti. Però, vi confesso, anch’io sono un po’ spaesata e mi sono chiesta quali fossero le parole giuste da usare.
Come, un adulto che si sente confuso e non sa che cosa dire?
Eh sì, capita anche a noi davanti a una cosa così enorme e terribile come una guerra
Però questo non vuol dire che, siccome è una situazione complessa, non bisogna parlarne. Anzi, dovete essere bravi voi: fate domande, chiedete spiegazioni ai vostri insegnanti, ai vostri genitori. E poi mettete insieme i tasselli.

Noi non abbiamo la pretesa di spiegare la guerra in un articolo. Ma vogliamo offrirvi il nostro piccolo tassello. Abbiamo quindi raccolto alcune frasi che si sentono in questi giorni, al telegiornale per esempio, per cercare di capirle insieme a voi.  

Cerchiamo di capire insieme

Tutta colpa della geopolitica

Perché scoppiano le guerre? Domanda da 1000 miliardi di euro. Di solito, per cercare di capirlo, si parte dalla “geopolitica”. Un parolone difficile. Provo a spiegarvelo con un racconto di Gianni Rodari che si intitola Il pozzo di Cascina Piana.

Rodari racconta che in una cascina abitavano 11 famiglie e c’era un unico pozzo: ogni famiglia, per paura che qualcun altro gliela rubasse, non lasciava attaccata al secchio la sua corda, ma dopo aver tirato su l’acqua la toglieva e se la riportava a casa. Non andavano d’accordo tra loro, e si facevano continuamente dei dispetti.

Come capite anche voi, è una situazione che, prima o poi, può portare le famiglie a uno scontro. Proviamo ad analizzare il racconto di Rodari con la geopolitica 🙂 Dobbiamo studiare l’intreccio di 3 elementi:

1. il territorio, che spesso è conteso (“conteso” significa che paesi diversi litigano per averlo), o per la sua posizione (per esempio è affacciato sul mare, quindi è utile per i commerci) o per le sue risorse naturali (miniere, petrolio, acqua…) o perché ha infrastrutture utili (strade, porti ecc.)

–> nel nostro racconto, per esempio, il territorio è il cortile e la risorsa naturale che tutti vogliono è l’acqua; il pozzo e le corde sono le infrastrutture necessarie per attingere l’acqua

2. il secondo elemento sono i popoli che abitano quel territorio (possono essere, per esempio, di etnia, lingua, religione diversa)

–> nel racconto di Rodari sono le 11 famiglie, che non vanno d’accordo tra loro.

3. il terzo elemento è la politica, cioè le decisioni che prendono i governi

–> nel racconto di Rodari a prendere le decisioni sono i capifamiglia: invece di collaborare per migliorare le infrastrutture e avere tutti a disposizione più facilmente l’acqua, gli uomini cercano anzi di danneggiarsi a vicenda con piccoli dispetti.

E se a un certo punto uno dei capifamiglia decidesse, per esempio, di rubare il secchio? O la corda di un’altra famiglia? O di costruire un muro intorno al pozzo per averlo tutto per sé? Una decisione così può portare allo scontro…

Provate ora a trasferire tutto questo in grande…

Nella guerra appena scoppiata ci sono tutti questi elementi:
1. ci sono territori contesi tra i due Paesi: la Crimea e il Donbass sono regioni dell’Ucraina, ma la Russia sostiene che siano sue.

Nel 2014 la Russia ha annesso la Crimea, che si è autoproclamata indipendente dall’Ucraina con un referendum popolare. La maggior parte degli Stati però non considera valida l’annessione.

2. La situazione è complicata dal fatto che in queste regioni vivono sia russi sia ucraini, e che una parte della popolazione russa dell’Ucraina vorrebbe riunirsi alla Russia
3. Poi ci sono le decisioni politiche dei governi, tra cui la decisione dell’Ucraina di avvicinarsi ai Paesi occidentali e di allontanarsi dalla Russia, a cui storicamente è sempre stata legata.

Questi sono solo alcuni dei fattori in gioco, e si possono comprendere solo se si conosce la storia passata e recente di questi paesi.
E vi dirò di più: abbiamo allargato il panorama dal cortile all’Europa, ma va allargato ancora di più, alla geopolitica mondiale (vi sarete accorti, per esempio, che ai telegiornali si sentono sempre citare anche gli Stati Uniti), perché siamo tutti collegati.

“La follia della guerra”

Da qualche parte l’avrete sentito: l’hanno chiamata così i giornalisti, il nostro presidente Mattarella, anche il papa: “la follia della guerra”.  
Non credo voglia dire che chi fa la guerra è improvvisamente impazzito. Anzi, per andare in guerra ci vogliono una grande capacità organizzativa, tattiche e strategie, piani studiati nei minimi dettagli e nel corso di anni.
Il punto è un altro: la guerra è follia perché è il contrario di un comportamento “ragionevole”. Quello di chi si siede, parla e ragiona insieme sul problema trovando una soluzione. 
La guerra, al contrario, usa la violenza e fa valere la legge del più forte: è un andare all’indietro, come i gamberi, buttando via tutto quello che si è conquistato fin qui per costruire un mondo più democratico e giusto.

Le vie della diplomazia

La ragionevolezza, infatti, è la strada che stanno cercando di percorrere tutti gli altri Paesi per fermare il conflitto. Non si sono precipitati con i loro eserciti a partecipare alla guerra. Prima hanno cercato in tutti i modi di evitarla, facendo appelli, inviando ambasciatori, facendo telefonate… sono gli strumenti della “diplomazia”, cioè un modo di risolvere i problemi attraverso il dialogo e le trattative e non con la violenza. 

Purtroppo questi tentativi sono falliti, ma si sta ancora cercando di usare strumenti diversi dalle armi:
sanzioni economiche: sono una specie di “punizione” che viene presa nei confronti di uno stato che infrange il diritto internazionale, cioè le regole in base a cui gli Stati devono comportarsi gli uni con gli altri: in questo caso la Russia, che ha attaccato un altro Stato. Quelle economiche colpiscono per esempio le banche di un Paese e il suo commercio (per esempio alla Russia non vengono più consegnati i pezzi di ricambio degli aerei) 
• anche il mondo dello sport si è schierato contro la guerra: per esempio la finale delle Olimpiadi di scacchi si sarebbe dovuta tenere a Mosca e invece si svolgerà in un’altra città; la nazionale di calcio russa è stata esclusa da Mondiali 2022 e il Cio (Comitato Olimpico Internazionale) ha impedito agli atleti russi di partecipare alle competizioni. 

“La guerra va abolita”

Prendo in prestito le parole di un grande uomo, Gino Strada, il fondatore dell’ONG Emergency, che aiuta le persone dove c’è la guerra.

La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire.”

Gino Strada

La guerra è disumana, cioè è contro l’essere umano, sempre. Gli nega il diritto di vivere. E se non arriva a quello, nega comunque tutti i diritti umani.

Pensate a un vostro coetaneo che vive a Kiev. Probabilmente ha dovuto lasciare la sua casa per rifugiarsi in un tunnel della metropolitana per stare al riparo dai bombardamenti: vuol dire, banalmente, non poter dormire su un letto, non avere acqua corrente, non poter stare al caldo. Non può andare a scuola, vedere gli amici, uscire a giocare.
E immagino che abbia paura. Magari ha un padre, un fratello, un parente che stanno combattendo. 
E quando finirà? Magari la sua casa non ci sarà più, con quello che conteneva: la sua camera, i suoi vestiti, i suoi fumetti, le sue foto. Quella che per lui era la normalità, quello che sembrava esserci da sempre e che era scontato non c’è più, e ci vorranno anni per recuperarlo.

… per tutti, vincitori e vinti

In guerra si soffre tutti. Se, per esempio, le sanzioni economiche dovessero aggravarsi, probabilmente anche la popolazione russa soffrirebbe gravi privazioni. Mentre camminavo, l’altro giorno ho letto questa targa in un parco, che credo parli da sola:

E quindi?

Se qualcosa possiamo dire con certezza è che la guerra non è MAI la soluzione. Allora la conclusione di questo articolo non può che essere un invito alla pace e alla collaborazione (vedi Agenda 2030, Obiettivo 16 e Obiettivo 17).  

Sapete come finisce il racconto di Cascina Piana? Che alla fine le 11 famiglie mettono insieme i soldi e comprano un’unica catena, forte e robusta, che funziona meglio delle singole corde.

Ogni volta che succede, è un passo in più verso un mondo in cui i ragazzi del futuro, andando al museo, tra le cose polverose e dimenticate del passato non troveranno più solo la parola “piangere” (come racconta Rodari in un’altra bellissima storia), ma anche la parola “guerra”.

© Shutterstock per tutte le immagini (escluso il monumento nel parco)

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